Il magico mondo di Harold, di Carlos Saldanha

Dal libro di Crockett Johnson, un film che coglie una grande chiave di lettura per il suo protagonista ma non la asseconda, optando invece per un passo più leggibile ma anche fiacco

-------------------------------------------------------
AI per FILMMAKING, corso online dal 22 ottobre, con Andrea Traina

-------------------------------------------------------
-------------------------------------------------------
LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI

-------------------------------------------------------

Carlo Saldanha si sceglie una strada difficile per il suo esordio in live action. Dopo essere stato uno degli uomini di punta del cinema d’animazione Blue Sky, adatta per il grande schermo il libro illustrato che Crockett Johnson ha scritto nel 1955, su un bambino che esplora il mondo usando un pastello magico in grado di poter dare vita a tutto ciò che viene disegnato con esso. Ma l’appeal cercato da Il magico mondo di Harold è chiaramente più contemporaneo e per certi versi, anche più affascinante. Perché il piccolo Harold è cresciuto, ora è un ragazzone ingenuo e curioso che ha il volto ed il corpo di Zachary Levi e che un giorno decide, finalmente, di esplorare il mondo esterno, di uscire dalle pagine del suo libro/mondo e di trovare quel narratore delle sue avventure che il protagonista crede essere suo padre.

Carlos Saldanha cerca ovviamente l’appeal del Levi di Shazam!, altro bambino/adulto costretto a venire a patti con un mondo che non è mai alla sua misura ma almeno sulle prime Il magico mondo di Harold sembra cogliere un certo mood esistenziale che fa certamente bene al film e gli fa sfiorare questioni esistenziali, non scontate di certo cinema per ragazzi. Il regista sulle prime pare voler assecondare una certa lettura radicale del materiale di partenza, forse davvero l’unica che potrebbe trarre il meglio da quello che, di fatto, è un libro infilmabile se non se ne portano alla luce certi dettagli più estremi se non si costruisce su Harold e sul suo pastello un film di puro movimento, giocosamente slapstick ma anche inaspettatamente “meta”, che ragiona proprio sul rapporto tra il protagonista ed il suo vero creatore Crockett Johnson.

 

Il magico mondo di Harold ha però un passo diseguale, mai davvero convinto delle sue scelte. Organizza una premessa di tutto rispetto ma poi la mette da parte appena possibile per rivolgersi ad un target più giovane, forse lo stesso a cui pensava Johnson negli anni ’50. Ma così il materiale di partenza, labilissimo, difficilmente utilizzabile per un racconto di ampio respiro non può che fare resistenza costringendo il film di Saldanha a rimpolparlo con una trama avventurosa che in realtà parte già stanca e che probabilmente solo sul finale riesce a infilare un paio di guizzi. La storyline è in effetti soprattutto un’impalcatura utile a sostenere una scrittura spesso nervosa, che rinuncia quasi subito a lavorare sui personaggi o sulle loro storie preferendo piuttosto procedere a passi forzati, di gag in gag, di scena in scena, verso l’epilogo.

Il risultato è un film che svuota la bellezza e l’istintività di quel respiro slapstick colto nei primi momenti fino a renderlo un fatto puramente meccanico, inerte e che sulla lunga distanza si mostra sempre più farraginoso, quasi distratto, pronto ad affastellare materiali ed idee per almeno cinque o sei film diversi e tuttavia incapace di costruire una scena, una storia, un’azione che regga più di una manciata di minuti, in cui ogni spunto sembra abbandonare lo spazio del racconto giusto un attimo prima di esplodere in tutta la sua forza. È per questo un film sempre più annoiato e fuori fuoco, un racconto in cui si crede sempre meno, gradualmente involuto su sé stesso, quasi in fame d’aria. E forse, per un attimo, riesce a trovare una boccata d’ossigeno che può salvarlo. Perché nel momento in cui Harold si ritrova a confrontarsi con la verità sul suo creatore, con tutto il suo carico emotivo, tra smarrimento, senso di perdita, consapevolezza, maturità, il film pare scuotersi davvero. Ci sarebbe tutto un film nello sguardo con cui Zachary Levi incassa la verità, in quello sguardo, in quel dubbio inespresso, ma il film non sembra accorgersene, o forse guarda da un’altra parte, lontano da elementi che possano portarlo fuori strada. E allora continua ad annaspare…

Titolo originale: Harold and the Purple Crayon
Regia: Carlos Saldanha
Interpreti: Zachary Levi, Zooey Deschanel, Camille Guaty, Lil Rel Howery, Tanya Reynolds, Ravi Patel, Benjamin Bottani, Pete Gardner, Danny Vinson, Hillary Harley, Jemaine Clement, Alfred Molina, Zele Avradopoulos, Lauren Halperin
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 92′
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.2
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)
--------------------------------------------------------------
UNICINEMA scarica la Guida completa della Quadriennale di Sentieri Selvaggi

--------------------------------------------------------------
----------------------------
SCUOLA DI CINEMA TRIENNALE: SCARICA LA GUIDA COMPLETA!

----------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative