Il male non esiste, di Mohammad Rasoulof
Quattro storie apparentemente indipendenti ma invece connesse, in un film politico limpido che ha l’impeto di un grido e, forse nel finale, apre uno squarcio di speranza. Orso d’oro alla 70° Berlinale

Mohammad Rasoulof è uno dei cineasti iraniani osteggiati dalle autorità. Nel 2010 è stato condannato a sei anni di carcere per aver girato senza permesso e poi la pena è stata ridotta a uno. Nel 2017 gli è stato ritirato il passaporto di ritorno dal Festival di Cannes dove aveva vinto la sezione Un certain regard con A Man of Integrity. Del resto il regime del proprio paese è spesso al centro del suo cinema. Nella protagonista di Au revoir, sospesa dalla sua professione di avvocato perché impegnata nella difesa dei diritti degli attivisti e costretta ad affrontare la sua gravidanza in totale solitudine, già si rintracciavano dei chiari riferimenti autobiografici. Così come è una lotta contro il potere è quella del protagonista di A Man of Integrity, un uomo di un remoto villaggio nel nord dell’Iran che deve fronteggiare una società privata che, con l’aiuto del governo, vuole impadronirsi della zona. Il male non esiste è un grido contro ogni forma di autoritarismo, già potentemente sottolineato dalla presenza della nostra canzone popolare Bella ciao cantata durante una fuga liberatoria.
Il film è composto da quattro storie, apparentemente indipendenti ma in realtà intimamente connesse. Heshmat è un marito e padre esemplare. Ma ogni mattina si alza molto presto. Dove va? Pouya è un militare che deve uccidere un altro uomo ma non vuole farlo. Javad raggiunge la ragazza che ama per il suo compleanno ma qualcosa lo tormenta. Bahram è un medico che vive da tempo in un luogo isolato nelle montagne e la visita di una nipote lo mette davanti a un episodio del passato che non può più nascondere.

Sono vicende dure, di resistenza quelle di Il male non esiste, dove gli epiloghi possono essere misteriosi, liberatori, devastanti e aperti. Ogni incontro ha un effetto. In alcuni casi c’è un sospetto di prevedibilità: la reazione di Bahram dopo che vede la foto dell’uomo di cui si sta per celebrare il funerale; l’espressione di Bahram mentre sta aspettando la nipote all’aeroporto. In realtà invece le storie sono lineari, limpide e potenti. Di ognuna colpisce il modo con cui Rasoulof le affronta e come lascia emergere i conflitti interiori. Dopo una continua sensazione di soffocamento, nel finale Il male non esiste respira. In quel campo lungo da lontano alla Kiarostami c’è forse una speranza, un segno che il cinema di Rasoulof potrebbe ripartire.
Orso d’oro alla 70° Berlinale
Titolo originale: Sheytan vojud nadarad
Regia: Mohammad Rasoulof
Interpreti: Ehsan Mirhosseini, Shaghayegh Shourian, Kaveh Ahangar, Alireza Zareparast, Salar Khamseh, Darya Moghbeli
Distribuzione: Satine Film
Durata: 151′
Origine: Germania, Iran, Repubblica Ceca 2020