"Il mandolino del Capitano Corelli" di John Madden

Non ci troviamo di fronte a un'antistruttura. Ma la struttura di riferimento, quella del racconto 'tradizionale', è maledettamente evidente, terribilmente visibile: si estetizza troppo, e anche la fiaba d'amore manca dei ritmi irregolari del cuore

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Questo film piacerà agli americani. E agli italiani.
Piacerà meno ai tedeschi – che ci fanno proprio una brutta figura. D'accordo, è una ricostruzione storica ma, ovviamente, l'obiettività si arrende definitivamente alla volontà di rendere narrativo un evento che, tradotto in film, vuole essere l'ennesimo appello all'inutilità e alla tragica tristezza della violenza bellica.
Solo che, qui, si estetizza troppo, si semplifica troppo e anche la bella fiaba d'amore manca dei ritmi irregolari del cuore. Regna, sovrana, una prevedibilità delle azioni davvero imbarazzante e la ricostruzione degli eventi cede troppo ad un inutile manierismo che attraversa la stessa scelta dei personaggi – e anche le comparse, perfettamente pettinate e composte, risultano anomale proprio per questo eccesso di pulizia. Manca la mano documentaristica eticamente necessaria quando si ha a che fare con la storia. Intendiamoci: mettere mano ad un film che ha, quale suo argomento, un fatto reale significa necessariamente drammatizzare il racconto, stravolgerlo, rendere dinamici e funzionali eventi che, nella realtà, non lo erano, non potevano esserlo. La differenza, ovviamente, sta nella struttura narrativa che in un racconto deve esserci, sempre. Anche quando vogliamo che non ci sia, anche quando decidiamo di voler mettere in scena un qualcosa che giochi 'contro' la struttura. Giocare contro la struttura significa mettere in scena un'antistruttura – è il gioco autoriale per eccellenza, quello che traccia le coordinate di riferimento da Wenders a Kieslowski.
Ora qui non ci troviamo di fronte ad un'antistruttura – ci mancherebbe. Solo che la struttura di riferimento, quella del racconto 'tradizionale', è maledettamente evidente, terribilmente visibile. Siamo consci di partecipare ad un gioco, ad un prevedibilissimo gioco, quasi come se ci trovassimo di fronte ad un saggio di sceneggiatura definitivamente realizzato (con la sua armonica impostazione, con i suoi atti perfettamente definiti, con la sua caratterizzazione dei personaggi che giustamente cambiano nel corso del film).
Tutto troppo, terribilmente visibile.
La vita è altrove.
Stiamo lì, a guardare un prodotto confezionato giusto per alleggerirci una serata, giusto per assaggiare con più gusto la cena che ci attende subito dopo.
Captain Corelli's mandolin
Regia: John Madden
Sceneggiatura: Shawn Slovo dal romanzo omonimo di Louis de Bernières
Fotografia: John Toll
Montaggio: Mick Audsley

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Musica: Stephen Warbeck
Scenografia: John Bush
Costumi: Alexandra Byrne
Interpreti: Nicolas Cage (Capitano Antonio Corelli), Penelope Cruz (Pelagia), John Hurt (Dr. Iannis), Christian Bale (Mandras), David Morrissey (Capitano Weber), Irene Papas (Drosoula).
Produzione: Tim Bevan, Eric Fellner, Matk Huffam, Kevin Loader – Universal
Distribuzione: UIP
Durata: 127'
Origine: USA, 2001

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