Il matrimonio di Rosa, di Icíar Bollaín

Commedia che mette in scena una quotidianità vissuta che parte dal bisogno dell’individuo di star bene prima di tutto con sé stesso. Candela Peña è perfettamente in parte nel ruolo della protagonista

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Il matrimonio di Rosa impone già dal titolo una cesura, un non detto, una presunta conformità sociale che viene presto disattesa. Sposarsi con sé stessi è visto da alcuni come una moda, da altri come un fenomeno vero e proprio che sta prendendo sempre più terreno anche se non è (ancora) una pratica riconosciuta dalla legge. Alla base c’è forse la consapevolezza moderna che il benessere dell’individuo parte da noi e solo in un secondo momento dall’eventuale unione con un’altra persona.

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Bollaín si fa interprete di questo pensiero senza dare un taglio forzato alla storia che anzi viene raccontata in modo organico e soprattutto spontaneo, derivante cioè da un bisogno concreto e attuale. Rosa è la classica donna che regge il peso dell’intera famiglia – un padre, due fratelli, una figlia con figli e due nipoti; colei sulla quale amici e colleghi possono contare e, il più delle volte, approfittare perché sanno che è disponibile. Il padre, che da due anni ha perso la moglie, ritiene ovvio che sia il caso di trasferirsi da Rosa, che lavora tutto il giorno come costumista e nei momenti “liberi” si dedica alle commissioni degli altri.

La scelta di Rosa è dunque solo l’ultimo anello di una catena che aveva messo in fila da tempo un sentimento inespresso. In questo naturale manifestarsi dell’esigenza e non in una presa di posizione ideologizzata sta la grazia di un film che lascia aperto lo sguardo a una pluralità di strade e che non si interrompe laddove ha termine la narrazione.

L’individualità della protagonista – una Candela Peña perfettamente in parte – passa attraverso una rivoluzione completa della sua vita e, di conseguenza, di chi le sta intorno, anche loro con problemi e (piccole) crisi da affrontare. Una coralità divertente, neanche troppo sopra le righe, con i suoi momenti di stallo e di riflessione. Sergi López, Nathalie Poza e Ramón Barea contribuiscono con le loro interpretazioni a sostenere un ritmo che si adegua ai tempi di Rosa, all’inizio concitati e poi più distesi (le scene in cui si riappropria degli spazi del negozio di famiglia). La sceneggiatura, scritta a quattro mani con Alicia Luna, se pure un po’ meccanica nel suo svolgersi, respira di quotidianità vissuta, di situazioni finalmente normali che non tentano di spiccare il volo né deragliano verso esiti drammatici.

 

Titolo originale: La boda de Rosa
Regia: Icíar Bollaín
Interpreti:  Candela Peña, Sergi López, Nathalie Poza, Ramón Barea, Paula Usero
Distribuzione: Officine UBU
Durata: 97′
Origine: Spagna, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.5 (16 voti)
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