"Il mattino ha l'oro in bocca", di Francesco Patierno

Dal romanzo Il giocatore di Marco Baldini, un film notturno ma mai inquietante che talvolta depista verso soluzioni visionarie piuttosto fini a se stesse. Rispetto all’ottimo esordio di Pater Familias, il cineasta perde quella folgorante sporcizia e quel crudo realismo del primo film, affidandosi invece a una narrazione tradizionale e a uno sguardo molto più anonimo che mette semplicemente in scena quello che si deve mostrare. Bravi soltanto Germano e la Chiatti

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Alla fine della notte. Parte come una specie di ‘viaggio all’inferno’ Il mattino ha l’oro in bocca, liberamente tratto dal libro “Il giocatore” di Marco Baldini. Si vede il protagonista portato in una zona della periferia di Milano. Deve scavare una fossa, nella quale i creditori vogliono seppellirlo. La sua voce fuori-campo poi apre un lungo flashback attraverso il quale vengono raccontati gli eventi che l’hanno portato a quella situazione. Patierno si affida a una classica struttura narrativa biografica e ripercorre le tappe dell’esistenza di Marco (Elio Germano) da quando viveva con la famiglia a Firenze e aveva una fidanzata ai primi esordi in una radio locale. Contemporaneamente, quasi per caso, entra in una sala-corse e inizia a scommettere sui cavalli. La sua ascesa professionale va di pari passo alla crescente passione per il gioco d’azzardo. Viene notato da Radio Dee-Jay e si trasferisce a Milano dove condivide l’appartamento con Fiorello che è alle prime armi. Contemporaneamente però entra anche in un vortice di scommesse clandestina e finisce sommerso dai debiti.

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Patierno, autore anche della sceneggiatura assieme alla collaborazione dello stesso Baldini, realizza dopo Pater Familias un altro percorso indietro nel tempo. Se nel suo primo, ottimo lungometraggio, si metteva a fuoco la memoria di Matteo, ritornato nel suo paese d’origine nei pressi di Napoli dopo 10 anni d’assenza a causa della morte del padre, qui invece si materializza quella di un popolare dee-jay diviso tra pubblico e privato. Il cineasta perde quella folgorante sporcizia e quel crudo realismo del primo film, affidandosi invece a una narrazione tradizionale e a uno sguardo molto più anonimo che mette semplicemente in scena quello che si deve mostrare. Se si confrontano le due pellicole, sembra quasi che siano realizzate da due registi diversi. Può accadere che il film ogni tanto depisti verso soluzioni visionarie (la messa in scena del funerale dello stesso Baldini) che appaiono più come provvisoria esibizione stilistica che momento necessario alla funzionalità del racconto. Le corde del grottesco sono quindi estranee a un’opera come Il mattino ha l’oro in bocca, film sicuramente notturno ma mai inquietante, che disperde la tensione anche nei momenti in cui il protagonista cade nel vortice senza uscita dei debiti che lo stanno sommergendo. Si vede appena il mestiere nel film di Patierno, soprattutto nella recitazione degli attori; sempre bravo Germano, sempre più sorprendente Laura Chiatti. Per il resto la pellicola frantuma il suo potenziale drammatico. Ciò è evidente soprattutto nella scena in cui il padre di Marco va dal figlio per portargli del denaro e poi i due si abbracciano. La disperazione del protagonista è quindi soltanto un elemento narrativo, da costruire e da esaurire nella singola scena. Poi resta ben poco.

 

Regia: Francesco Patierno

Interpreti: Elio Germano, Laura Chiatti, Martina Stella, Carlo Monni, Dario Vergassola

Distribuzione: Medusa

Durata: 100’

Origine: Italia, 2008

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