"Il mercante di pietre", di Renzo Martinelli

Senza ironia, senza umiltà, pomposo, pesante, Martinelli gioca a fare il regista, tratta temi che è lontano dal conoscere e sfiora – tristemente senza rendersene conto – l'opera propagandistica.

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Mette le mani avanti Martinelli, con una elegante battuta al posto d'onore, metà film: "I critici lo hanno fatto a pezzi, quindi deve essere un buon film" "I critici sono tutti dei frustrati". Da raccogliere solo a campione della banalità sconvolgente dei dialoghi, dei personaggi, della pretenziosità con cui questo film aspira a parlare di terrorismo, di Occidente e di Islam. Completamente piatti i protagonisti, il cuore piange davanti a un Keitel imbrigliato non si sa come nell'ennesima strategia di richiamo del pubblico. Nessuna profondità per un personaggio potenzialmente così controverso. Nessuna speranza – figuriamoci – per le altre pedine, improbabili quanto finte, puntellate con paesaggi da cartolina, lune finte e riprese che non chiameremo trucchetti, ma insulti al pubblico. La battuta più intelligente del film: "Non tutti gli islamici sono terroristi". La rappresentazione e l'approfondimento del conflitto culturale: ripresa aerea di Roma, prima la moschea e poi San Pietro. Messaggio principale: gli islamici sono tutti cattivi e le donne tutte puttane. Ma proviamo a ragionare sulle intenzioni del regista. Perché quei movimenti assordanti da spot anti-pirateria per passare da una scena all'altra? Perché le inquadrature fisse sono a volte inclinate e a volte regolari? Perché quei movimenti fasulli da videogame per andare dal ponte di una nave alla bomba piazzata giù nella nave stessa? Forse Martinelli si è fermato a quindici anni fa, e crede che questo possa colpire lo spettatore. Che – nonostante decenni di spot, trailer, videoclip e interattività varia – possa regalargli l'angoscia, l'emozione, la partecipazione a cui un film su un tale tema dovrebbe almeno avvicinarsi. Neanche le scene potenzialmente più claustrofobiche generano la minima reazione. Neanche il montaggio parallelo alternato aiuta il finale. Ma forse, invece, la regia ha cercato proprio il contrario – un distacco totale dagli eventi. Magari uno sguardo alieno: ecco perché sembra che la m.d.p. non sappia bene cosa fare! Peccato che con il distacco c'entri poco poi giocare sporco: andare fin dentro i corpi nelle scene di sesso, mostrare e rimostrare da tutte le angolazioni possibili le gambe del protagonista mozzate da un attentato, posizionarlo a croce nel momento di massima disperazione. Il mercante di pietre cerca un'originalità impossibile negli stacchi e nei passaggi, per annegare nella banalità mortale di sceneggiatura e riprese, peggio di qualsiasi fiction tv. Senza ironia, senza umiltà, pomposo, pesante, Martinelli gioca a fare il regista, tratta temi che è lontano dal conoscere e sfiora – tristemente senza rendersene conto – l'opera propagandistica.

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Regia: Renzo Martinelli
Interpreti: Harvey Keitel, F. Murray Abraham, Jane March, Jordi Mollà, Bruno Bilotta
Distribuzione: Medusa
Durata: 107'
Origine: Italia, 2006

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