"Il mio amico giardiniere", di Jean Becker

Due persone, due simboli. L’amicizia e la parola protagoniste, accanto a Darroussin e ad Auteuil. Un po’ di retorica intorno alla dialettica città/campagna, ma Becker asseconda gli attori con la discrezione di una regia pacata, basata sui primi piani e sul montaggio. La mano non è calcata, l’emozione e la commozione nascono da situazioni raccontate con sincerità. Un film piccolo, semplice, naïf

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Auteuil e DarroussinDialogue avec mon jardinier, recita il titolo originale. Nessuno stupore, quindi, se la parola è una dei protagonisti del film di Becker. Semplice, lineare, naïve, la parola collega i volti di Darroussin e Auteuil con fili impercettibili, attraverso i quali la cinepresa registra la nascita di un’amicizia tra due persone dissimili. Due attori a loro volta dissimili nelle carriere – pensiamo ad Auteuil quasi sempre in ruoli tenebrosi, complessi e tormentati, mentre ricordiamo Darroussin impacciato, remissivo, modesto – ma convergenti verso una recitazione “in levare”, ideale in una storia dalle sfumature tenui, come questa.
Le vicende ruotano sempre attorno ai due protagonisti, con brevi divagazioni che abbozzano appena i contorni di pochissimi altri personaggi. Il fulcro della narrazione rimane infatti il ruolo dell’amicizia come motore dell’uomo, alimentato a solidarietà ed estraneo agli utilitarismi tribali che riforniscono gli ingranaggi del motore familiare.
Auteuil, pittore di fama; Darroussin, semplice giardiniere di paese. Due persone, due simboli: dell’apparenza e della sostanza, della città e della campagna, del successo e dell’anonimato. Il pittore decide di abbandonare la grande capitale e di tornare sulle tracce del passato, occupando la casa che fu dei suoi genitori. E’ circondato da una natura padrona, che ha rioccupato spazi già suoi: si rende necessario l’intervento di un giardiniere, nel quale il pittore riconosce subito un vecchio compagno di scuola. I due si ritrovano, così, bambini ormai cresciuti, alle prese con una maturità che li ha portati su sentieri divergenti, ma all’inizio di un nuovo percorso: condiviso, questa volta.
La dialettica città/campagna, narrata milioni di volte in tutte le arti, possiede anche in questo film una retorica di sapore dolciastro. Il mio amico giardiniere vale soprattutto per un’evidente compartecipazione di Becker, Darroussin e Auteuil al testo omonimo del pittore e romanziere francese Henri Cueco, dal quale il film prende le mosse; Becker, in particolare, asseconda gli attori con la discrezione di una regia pacata, basata sui primi piani e sul montaggio. La mano non è calcata, l’emozione e la commozione nascono da situazioni raccontate con sincerità. Un piccolo film semplice.
 
Titolo originale: Dialogue avec mon jardinier
Regia: Jean Becker
Interpreti: Jean-Pierre Darroussin, Daniel Auteuil, Fanny Cottençon, Alexia Barlier, Hiam Abbass, Élodie Navarre
Distribuzione: BIM
Durata: 110’
Origine: Francia, 2007
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