Il mistero del falco, di John Huston

Dall’omonimo romanzo hard-boiled di Dashiell Hammett, il padre di tutti i noir. Debutto nel lungometraggio del regista con Bogart investigatore modernissimo. Oggi, ore 13.15, Cine Sony

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“Hammett ha tirato fuori il delitto dal vaso di cristallo e l’ha buttato in mezzo alla strada; ha restituito il delitto alla gente che lo commette per ragioni concrete, e non semplicemente per fornire un cadavere ai lettori. E questo delitto lo ha fatto compiere con mezzi accessibili, non pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali. Ha messo sulla carta i suoi personaggi com’erano e li ha fatto parlare e pensare nella lingua che si usa, di solito, per questi scopi.” Raymond Chandler

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Il debutto di John Huston nel lungometraggio è il padre di tutti i noir americani moderni. La matrice letteraria è rappresentata dall’omonimo romanzo hard-boiled di Dashiell Hammett, The Maltese Falcon del 1930, che introduce due figure caratteristiche: il detective privato e la dark lady. Humphrey Bogart è l’investigatore Sam Spade irretito dalla seducente Mary Astor (Ruth/Brigid) in un triplo gioco che nasconde la caccia a una preziosissima statuetta d’oro, il falcone maltese. Intervengono a confondere gli avvenimenti due figure altrettanto ambigue e misteriose, il gay Peter Lorre (Joel Cairo) e il “grassone” Sidney Greenstreet (Mr Gutman) con  guardia del corpo al seguito.

il mistero del falco humphrey bogart mary astorBastano pochi minuti per misurare la distanza tra questo film e i noir classici degli anni ’30 come Piccolo Cesare (1931) e Scarface (1932): prevalenza degli interni sugli esterni, uso ricorrente di ombre ad oscurare parte dei visi, molte riprese dal basso verso l’alto, ambiguità e tensione sessuale crescente, impossibilità ad arrivare ad una sola verità, protagonista che sin dai primi fotogrammi perde il controllo della situazione. La fotografia di Arthur Edeson richiama gli espressionismi tedeschi e le musiche di Adolph Deutsch ripetono ossessivamente motivi ansiogeni. Ma è Humphrey Bogart a regalare al suo personaggio un taglio inconfondibile e moderno, riproposto nel Marlowe de Il grande sonno: cinico e disilluso, avvolto dai fumi dell’alcol e delle sigarette, non riesce a evitare la trappola della femme fatale di turno, muovendosi in un mondo di bugie e tradimenti senza più riferimenti morali. Divorato dal senso di colpa per la morte del collega Archer (la cui vedova appare molto consolabile) e accerchiato dai poliziotti che cercano di incolparlo dell’omicidio, Bogart svela a tratti un lato fragile che nasconde abilmente sotto lo stretto trench.

il mistero del falco peter lorrePur non scivolando mai nel simbolismo onirico Il mistero del  falco riesce a destabilizzare lo spettatore moltiplicando i punti di vista e ingarbugliando la trama in maniera tale che bene e male si confondano. Il McGuffin della statuetta d’oro diviene il pretesto per rivelare i lati oscuri dei diversi protagonisti e Sam Spade solo alla fine riuscirà a mettere a posto i diversi pezzi del puzzle. John Huston (che già aveva lavorato con Bogart sceneggiando Una pallottola per Roy) usa i soffitti bassi e le prospettive angolari per trasmettere insicurezza e oppressione: l’atmosfera che pervade tutto il film è fatta di solitudine e di lucida coscienza del male. Le scene degli interni sono spesso costruite con abili botta-risposta che viaggiano tra l’ironico e il violento. Si pensi al primo incontro tra Humphrey Bogart e Peter Lorre con quest’ultimo agghindato come uno svogliato dandy (anello al mignolo, bastone argentato, i guanti bianchi) che si trasforma in un campo-controcampo in un criminale con pistola alla mano. O alla scena del capitano della Paloma di Hong Kong Jacobi (Walter Huston, papà del regista) che irrompe moribondo negli uffici investigativi con il fatidico falcone maltese che è fatto della materia di cui sono fatti i sogni e, come il Cinema, esige una messa in scena spettacolare. Ecco il punto cruciale colto da Bogart proprio nel finale del film, la lucida consapevolezza di essere tutti attori sul palcoscenico della vita.

Terza trasposizione del romanzo di Hammett (le due precedenti trasposizioni filmiche sono Il falcone maltese di Roy del Ruth del 1931 e Satan Met a Lady di William Dieterle del 1936 con Bette Davis), Il mistero del falco mescola abilmente realismo ed esistenzialismo, melodramma e trama poliziesca, confermando la teoria di Paul Schrader che nel noir moderno il “come” è sempre più importante del “cosa”.

Titolo originale: The Maltese Falcon

Regia: John Huston

Interpreti: Humphrey Bogart, Mary Astor, Peter Lorre, Sidney Greenstreet

Durata: 90′

Origine: Usa 1941

Genere: noir

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