Il mistero del profumo verde, di Nicolas Pariser

L’umorismo di Pariser sa conquistare in questo thriller che unisce citazioni hitchcockiane a un ritmo frenetico, assolutamente contemporaneo. Dai Rendez-vous del cinema francese a Roma

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Un omicidio che avviene alla luce del sole, o meglio, sotto le luci della ribalta; e la vittima, prima di morire, con un filo di voce denuncia gli assassini.
Una donna con la parrucca bionda; scale a chiocciola; un viaggio in treno fatto di inseguimenti e malintesi; un altro omicidio.
I riferimenti hitchcockiani che pervadono Il mistero del profumo verde non sono mai banali; La signora scompare, La donna che visse due volte, Complotto di famiglia, Il sipario strappato sono solo alcuni dei titoli che vengono in mente tra femmes fatales e intrighi internazionali.
Ogni elemento messo in scena ritrova una sua funzione nel racconto, e il tono e i personaggi originali e contemporanei creano un genere di suspense che aggiorna quella del maestro inglese.
I protagonisti, Martin (interpretato da Vincent Lacoste), attore della Comédie-Française, e Claire (Sandrine Kiberlain), disegnatrice di fumetti, si innamorano all’istante, non appena lei capisce che lui è un tipo bizzarro. Rapito e drogato, Martin è ricercato: tutte le prove sono contro di lui.
Centrale allo sviluppo dell’intrigo è un umorismo ben calibrato, irresistibile, che non deve solo alla sceneggiatura ma soprattutto ai due interpreti protagonisti – sguardi e attese che convincono al punto da superare la tensione.
Pensiamo anche a L’innocent di Louis Garrel, anch’esso presentato a Cannes nel 2022, dove troviamo la stessa combustione di generi, tra la commedia e il thriller.

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Non a caso, Nicolas Pariser, regista che con questo film firma il suo terzo lungometraggio, si è già confrontato con entrambi i generi: prima in The Great Game (2015), thriller sociologico che segue i passi di un ghost writer di un politico, e poi in Alice e il sindaco (2019), commedia con protagonista Fabrice Luchini che cerca di creare un ponte tra il mondo degli affari pubblici e quello della filosofia.
Effettivamente, ne Il mistero del profumo verde di politica ce n’è, anch’essa ben sparsa nella sceneggiatura. “Abbiamo ingannato la vostra generazione, vi avevamo promesso un buffet e invece quando siete arrivati era già finito tutto.” Due generazioni si parlano senza comprendersi. Il movente del primo omicidio è legato al nuovo prototipo di un software cinese, Antracite, che “avvelena l’Europa”, generando fake news a una velocità incontrollata, chiaramente finanziato dai Russi. Al passo con i tempi, il vero pericolo è il software, che, come un profumo, si insinua in modo invisibile.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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