Il mistero Henri Pick, di Rémi Bezançon

Molto più che la nuova commedia di Natale francese. Tratto dall’omonimo libro di David Foekinos questo film è un giallo che ci guida nel mondo dell’editoria. Spietati editor, anonimato e mistero.

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In un remoto villaggio bretone che si affaccia sull’oceano, una libreria-ricovero ospita tutti quei libri rifiutati o dimenticati, quei testi che nel difficile mercato editoriale hanno avuto un infausto destino. Qui, la giovane e ambiziosa editor di una celebre casa editrice francese (Alice Isaaz) scova un manoscritto destinato a diventare un bestseller: Le ultime ore di una storia d’amore. Già dall’intrigante titolo gli ingredienti per diventare un caso letterario ci sono tutti: un amore epico e contrastato, una buona dose d’erotismo e passionalità, rimandi agli eterni romanzi russi, ma soprattutto un mistero: chi l’ha scritto?

La firma sul testo riporta a chiare lettere un nome: Henri Pick, di professione pizzaiolo, ormai defunto, famoso in quel paesino di Bretagna per i suoi impasti deliziosi ma non certo per le doti intellettuali. Possibile che per tutta la vita abbia voluto celare il suo dono persino alla moglie e alla figlia?

Si scatenano allora i critici nei loro salotti parigini ‘bobo’: possibile che un umile pizzaiolo abbia potuto scrivere un tale capolavoro amato da tutti? Possibile unire Puškin e Tolstoj all’arte della farina? Quasi un affronto inaccettabile! Ecco allora che il letterato Jean Michel Rouche (Fabrice Luchini), sospettando che si tratti di un caso abilmente architettato, decide d’indagare, con l’inaspettato aiuto della figlia del signor Pick, Joséphine (Camille Cottin).

Comicità e tinte ‘gialle’, per il film tratto dall’omonimo libro di David Foekinos che ci guida, anche fisicamente, nell’universo editoriale d’Oltralpe. Questi Sherlock Holmes e Watson letterari ci accompagnano nel tempio del mercato librario francese, sua maestà Gallimard, e nella labirintica BnF – Bibliothèque Nationale Française, tra archivi e manoscritti, per cercare una risposta all’annoso enigma: chi l’ha scritto?

Che poi, a guardar bene, ha un suono decisamente familiare: dando uno sguardo alle classifiche dei libri più venduti nel nostro paese (e non solo) c’è un nome che resta sempre lì, ai primi posti, e che tutti, anche i meno avvezzi alla lettura, conoscono: Elena Ferrante. ‘Nome de plume’, come si diceva un tempo, a celare l’identità d’una scrittrice (?) i cui libri hanno generato una vera mania, una febbre dilagante, addiction pura, alimentata ulteriormente dal passaggio al piccolo (e grande) schermo della tetralogia de L’Amica geniale.

Il poco denaro che circola nell’editoria mondiale deve molto a questi misteri, quasi a dirci che ciò che importa è il caso ‘metaletterario’ più che il libro in sé, facendoci assistere a lotte all’ultimo sangue tra case editrici piccole e grandi, con editor ossessionati dallo scovare o creare nuovi talenti…

Qualcuno forse ricorderà che qualche anno fa Alessandro Baricco si era recato, nelle vesti di detective inviato da Einaudi, a Bloomington, Indiana. Lì, tra i polverosi scaffali della biblioteca aveva recuperato un testo che molti amanti della letteratura americana hanno consumato. Un ‘manuale’ di scrittura minimalista, terribilmente perfetto nella sua forma algida. Un libro che ovviamente risponde al nome di Raymond Carver, nello specifico Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, una delle sue più celebri antologie. Ebbene Baricco – ma prima di lui un reporter del New York Times che aveva scoperchiato questo vaso di Pandora – in quell’occasione ebbe conferma che quello stile tagliente e unico, lo “stile Carver” era in realtà merito del suo editor, Gordon Lish, che aveva tagliato ed editato senza pietà i racconti dello scrittore, creando di fatto un mito. Si potrebbe andare avanti a lungo, dissotterrando avvincenti (spy)storie di ghostwriting, di scritture a più mani, comitati invisibili, di autrici costrette a scrivere con nomi maschili, autori che per vezzo o schizofrenia letteraria hanno scelto per sé più d’uno pseudonimo, editor fagocitanti e così via.

Proprio qui sta il merito de Il mistero Henri Pick, un film in grado d’intrattenere, ma anche e soprattutto di lanciare spunti, lasciati qui e lì sotto forma di indizi e domande per chi è pronto a coglierli, indizi che dal microcosmo del mondo del libro riescono ad aprire uno squarcio sulla società, sulle leggi del mercato che la reggono – anche in campo artistico – e sui tentivi di evadere o addomesticare questo mercato.

Perché forse, in tempi come i nostri, il vero interrogativo da porci è “si può parlare con il solo contenuto della propria opera?”. Elena Ferrante, Liberato ed altri celebri anonimi insegnano…

 

Titolo originale: Le mystère Henri Pick
Regia: Rémi Bezançon
Interpreti: Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Bastien Bouillon, Josiane Stoléru, Astrid Whettnall, Marc Fraize, Marie-Christine Orry, Florence Muller
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 100′
Origine: Francia, Belgio, 2019

 

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
2.94 (18 voti)
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