"Il nostro Natale" di Abel Ferrara

Ne "Il nostro Natale" si riaffaccia nella filmografia del cineasta newyorkese l’anima di Nicholas St. John: in quest’ultima opera sembrano convivere infatti “il tempo del follia” con “il tempo del sacro”.

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Porta a depistaggi continui il cinema di Abel Ferrara. Ora smaterializzato, capace di riprodurre “l’immagine malata” che si sfibra, che si smembra attraverso deliri allucinati (Blackout ma soprattutto New Rose Hotel). Ora, al tempo stesso, geometrico ed estremamente lineare nel mostrare quel flusso emotivo e passionale all’interno dell’organismo familiare (The Funeral), ma anche quell’inquietante tensione e quelle implosioni di violenza nella strada, nei luoghi sordidi e scuri. Forse ne "Il nostro Natale" si riaffaccia nella filmografia del cineasta newyorkese l’anima di Nicholas St. John, il suo sceneggiatore abituale con cui ha collaborato fino a "The Funeral". In effetti in quest’ultima opera sembrano convivere “il tempo del follia” con “il tempo del sacro”. Il “tempo della follia” nella “discesa agli inferi” di una coppia “doppia” composta da marito portoricano e moglie statunitense (Lillo Brancato jr. e Drea De Matteo, anche protagonisti della popolare serie Tv Sopranos), nelle loro frequentazioni di oscuri garage, abitazioni che si trasformano in uffici quasi manageriali dove viene tagliata l’eroina per essere poi rivenduta. Il “tempo della sacro”, già accennato nel momento in cui il marito portoricano entra in una chiesa, si manifesta stavolta non tanto nei simboli tipici nel cinema di Ferrara (soprattutto i crocifissi) ma nei suoni dell’atmosfera natalizia, nelle voci dei bambini, nella dimensione calda che si sprigiona dai cromatismi apparentemente raggelati della fotografia di Ken Kelsch (che ha lavorato con Ferrara sin da Occhi di serpente). “Tempo della follia” e “tempo del sacro” che trovavano già ideale commistione negli spostamenti sensoriali di Il cattivo tenente, combinati già con quel senso di attraente onnipotenza di King of New York. Il portoricano, come il Frank White interpretato da Christophen Walken in King of New York, è una sorta di “principe della città”, che attraversa la New York del 1993 (periodo in cui è ambientato il film e dove il sindaco della città era David Dinkins) e che si appropria di tutti gli spazi della metropoli per possederli, per diramare e inquinare le arterie urbanistiche con la sua presenza – visibile e invisibile – con l’espansione dell’eroina che è anche al tempo stesso espansione del proprio potere. Ma in più, Il nostro Natale continua a sorprendere nella sua continua metamorfosi, di mostrare “altro” attraverso violenti controcampi: l’aspirazione inadeguata a un’armonia precostruita (la dimensione familiare, la recita scolastico, l’albero di Natale al Rockfeller Center) si alterna infatti a momenti carichi di un’inquietudine quasi epidermica (il portoricano rapito, i dialoghi tra la moglie e il gangster che alternano tensione e comprensione, ma anche la scena del mancato acquisto di una bambola). Il nostro Natale è un’opera che perde progressivamente colore, che penetra gradualmente dentro la dimensione di un noir metropolitano (la coppia che esce di casa e si trova in auto in una New York notturna), all’interno della quale i corpi dei due protagonisti sembrano subire una metamorfosi quasi vampiresca come in The Addiction. In questo depistaggio, nel segno di un cinema di invidiabile consapevolezza, Ferrara possiede quel calore, quella complicità e quella furia improvvisa e lancinante tipici del cinema di Scorsese. Una sorta di Mean Street intimo e disincantato, con Lillo Brancato jr. il cui volto sembra inquadrato nello stesso modo con cui Scorsese inquadrava De Niro quando era giovane. Con dentro ancora quel sentimento di grandezza e decadenza, di lasciare emanare il dolore dai volti dei personaggi e di farlo sentire addosso, stavolta dentro un’apparente compostezza stilistica che però non è mai forma ma soltanto una delle sue molteplici “esigenze di sguardo” attraverso cui Ferrara riesce ancora una volta a catturare i sensi con un’intensità sublime nell’essere così diretta. In senso unico.
IL NOSTRO NATALE
di Abel Ferrara
con Drea De Matteo, Lillo Brancato jr., Ice T

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