Il nostro Papa, di Marco Spagnoli e Tiziana Lupi

L’iconografia dell’emigrazione, le radici e la famiglia, la scoperta della fede e il difficile ruolo di guida della Chiesa. In sala il 16 il 17 dicembre in occasione del compleanno di Papa Francesco

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L’iconografia dell’emigrazione, le radici e la famiglia, la scoperta della fede che ha portato con sé il difficile ruolo di guida della Chiesa, è su questi temi che si fonda Il nostro Papa, il film di Marco Spagnoli e Tiziana Lupi che sceglie un percorso non troppo comune per il racconto della biografia di Papa Francesco. A metà tra fiction e documentazione, tra reportage e diario di lavoro per un immaginario film che si dovrà girare su Papa Francesco, Spagnoli e Lupi mettono in scena il viaggio preparatorio a Roma e poi nei quartieri di Buenos Aires, dell’attore che dovrà interpretarlo con la scansione di un conto alla rovescia prima dell’inizio delle riprese.
Le immagini d’epoca dei nostri emigrati e dei luoghi dei loro approdi raccontati da Massimo Minella che ha studiato la storia dell’emigrazione italiana in Argentina, ricostruiscono con un taglio trasversale e quindi indiretto le tappe che hanno portato la famiglia di Bergoglio, piemontese d’origine, al Barrio quartiere povero della Buenos Aires della metà degli anni ’30 del secolo scorso. Qui il testimone passa ad Andres, una specie di biografo della famiglia Bergoglio e di Papa Francesco in particolare. Il calcio, la passione del Papa e il suo tifo per la squadra del San Lorenzo de Almagro, la cucina che per necessità imparò a praticare e soprattutto il suo rapporto con la nonna Rosa di cui conserva ancora la lettera che lei gli consegnò il giorno che divenne sacerdote, sono i tratti più nascosti della biografia di quest’uomo che vuole apparire comune che ha saputo conservare una autenticità antica che gli deriva da una innata umiltà, di un Papa sicuramente coraggioso, quanto meno nell’essersi schierato contro le solide gerarchie curiali e, storia di questi giorni, avere infranto il tabù del segreto sugli abusi sessuali del clero.
Il film fa emergere questi tratti, nelle parti più prettamente biografiche nelle quali abbandonando il registro della fiction, pur in una quasi inevitabile convenzionalità narrativa, il racconto si fa piacevole con la scoperta dei luoghi del Papa da bambino.
Il film, in uscita in occasione del compleanno del Papa, ha l’ambizione di non essere una pedissequa biografia di Jorge Mario Bergoglio, ma prova a collettivizzare, se così si può dire, il suo percorso, farne materia appartenente alla memoria collettiva. È così che fondando sui vari registri di fiction e non fiction, con ogni altra più adatta sfumatura, il racconto della vita di Papa Bergoglio diventa storia sociale soprattutto dell’emigrazione con un quanto mai opportuno e consequenziale rapporto con la storia dei nostri anni recenti come Paese di arrivo dei nuovi emigranti.
Non vi è dubbio che la figura di papa Bergoglio abbia avuto un’influenza decisiva sul rapporto che il nostro Paese ha avuto e tutt’ora ha con l’emigrazione, ma è altrettanto vero che i precetti della Chiesa che Tiziana Lupi durante il film non manca di ricordare, siano largamente violati da chi professa a gran voce e con gesti anche plateali, una fede che sa di meccanicismo e opportunismo. Il film prova ad inserirsi in questa evidente contraddizione, senza mai evidenziarne i contenuti e argomentando, invece, nel senso contrario, con una riaffermazione di quei principi cristiani e cattolici, con la manifesta intenzione di escludere ogni altra soluzione che non sia quella che la Chiesa di Bergoglio vuole adottare. Questa traccia si fa però a volte dispersiva nella mancata opposizione dialettica tra le posizioni nella scelta che è stata fatta per conciliare la biografia del Papa con l’insegnamento pastorale.
È questa la parte meno convincente del film forse dispersa nella della scelta drammaturgica divisa tra il racconto di una fiction in attesa di essere realizzata e quella che invece scorre davanti ai nostri occhi. La storia finale dell’attore e del racconto della sua infanzia da orfano con tanto di lacrima sul ricordo di quel difficile periodo, in verità non trovano troppo senso, all’interno della restante costruzione e irrompono un po’ sorpresa, quasi come un ospite inatteso e non invitato. In questo iato tra verità e finzione, la debolezza di questa operazione.

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Regia: Marco Spagnoli e Tiziana Lupi
Interpreti: Iago Garcia, Manuela Fernández Vivian, Guillermo Auterio, Marcelo Saltal
Distribuzione: Istituto Luce-Cinecittà
Durata: 73’

Origine: Italia, Argentina, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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