Il paradiso può attendere, di Warren Beatty e Buck Henry

Beatty trova una taglia azzeccatissima in una pièce che ne moltiplica la presenza, che ne amplifica e allarga l’epicentro, che sembra giocare con la sua fisicità. Oggi, ore 12.15, Sky Classics

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Il quarterback Joe Pendleton dopo anni di duri allenamenti e il recupero da un infortunio, sta per giocare una partita molto importante bramando la finalissima, il Super Bowl. Per sbaglio viene prelevato dal suo corpo e portato alla “stazione di transito” verso l’Al di là da un accompagnatore inesperto e frettoloso, prima di essere effettivamente morto. Riportato sulla terra dal controllore Mr Jordan per rimediare all’errore di calcolo, gli viene fornito il corpo del miliardario Farnsworth, vittima degli intrighi omicidi della moglie e del suo amante. Sebbene la soluzione sia temporanea, Joe riesce in breve tempo a stravolgere la vita dell’odioso riccone che si ritrova ad abitare, provando a realizzare il proprio sogno sportivo e innamorandosi di Betty. Il protagonista Warren Beatty esordiva con Il paradiso può attendere (1978) dietro la mdp, firmando con Buck Henry la co-regia di questa raffinata commedia sentimentale remake de L’inafferrabile signor Jordan, opera di Alexander Hall del 1941.

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il paradiso può attendere2Nel lungometraggio originale Joe Pendleton era un pugile, mentre qui lo scarto (anche d’epoca) si segnala con il passaggio al campo da football, per il resto la versione Henry-Beatty ne incarna lo spirito sentimentale, aderendo piuttosto fedelmente alla trama, pur tuttavia ritagliandosi degli intarsi che ne amplificano la temperie in chiave comica, con qualche virgolatura politica. È così che Il paradiso può attendere, seppur non brilli di particolare originalità e scelga toni cauti e rassicuranti, risulta una piacevole miscela di elementi, nei quali a farla da padrona è la verve favolistica di una commedia classica e garbata. Il cast appare in parte, tra i volti iconici di James Mason e Jack Warden, e la replica dell’accoppiata amorosa con Julie Christie, partner abituale di Beatty a quei tempi. Warren Beatty: ovvero corpo attoriale trasfigurato in immaginario ai confini del mito, del leggendario, dell’autocelebrativo, star del cinema che fin dall’esordio in quel lontano 1961 – il film era Splendore nell’erba di Kazan – sino al recente ritorno alla regia con L’eccezione alla regola dopo ben diciassette anni, ha inglobato e ammantato ogni interpretazione – nel ruolo spesso multiplo di attore, regista, produttore, sceneggiatore – del suo personale carisma metatestuale. Beatty, vestendo in quest’opera del 1978 i panni che furono a suo tempo di Robert Montgomery, trova una taglia azzeccatissima in una pièce che ne moltiplica la presenza, che ne amplifica e allarga l’epicentro, quasi giocando con la sua fisicità, con le allusioni leggere a corpo e maschera e alla teatralità gestuale del cambio costume, che lo fa saltare da un corpo all’altro rimanendo sempre uguale a se stesso.

 

 

 

gif critica 2Titolo originale: Heaven Can Wait

Regia: Buck Henry, Warren Beatty

Interpreti: Warren Beatty, Julie Christie, James Mason, Dyan Cannon, Jack Warden

Origine: Usa 1978

Durata: 100′

Genere: commedia/sentimentale

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