Il patto del silenzio. Playground, di Laura Wandel

Un film pedagogico sul tema del bullismo con una messa in scena limpida e coerente. Un esordio decisamente riuscito.

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Nora è al suo primo anno. Frequenta la stessa scuola del fratello maggiore Abel che è vittima di bullismo e lei cerca di difenderlo e farlo uscire dall’isolamento. Ma lui non vuole parlare perché teme una ritorsione da òparte dei bulli. La situazione man mano precipita. Laura Wandel con Il patto del silenzio. Playground (premio Fipresci nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes del 2021) getta uno sguardo dentro il mondo caotico dell’infanzia e preadolescenza, che affronta il problema dell’abbandono in queste fasce di età.

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Quanto si ha bisogno dei film di formazione? Questo cinema è fatto di minuscole cose, racconta di piccoli oggetti. È un cinema essenziale perché meno capito ma sempre più profondo di quanto traspare. Il patto del silenzio. Playground non vuole essere da meno. La regia è curata e coerente mentre segue Nora tra il cortile e l’aula. Veniamo guidati attraverso gli sfondi sempre fuori fuoco, fino a restituire l’impressione che quella non è più una scuola ma una guerra di trincea, tra chi corre e chi viene inseguito nel caos generale di un parco giochi. Qualcuno è ferito e le insegnanti a disposizione sono poche, quindi non c’è tempo di badare a tutti. Questi adulti non verranno mai inquadrati direttamente, perché il film non appartiene a loro. Li vediamo solo di quando in quando, abbassarsi all’altezza della macchina da presa, fissa sulla linea dello sguardo di Nora.

Laura Wandel compie delle scelte già viste ma non per questo meno efficaci. L’acqua è uno degli elementi pricipali, come nelle scene in piscina. Immergersi lì, per Nora, significa mettere in pausa per un secondo tutto il trambusto del Mondo; e per vedere muoversi le gambe degli altri.

L’atto del nuotare fa pensare a Céline Sciamma e al suo Naissance des pieuvres (2007). Autrice cardine di questo cinema pedagogico, Sciamma ha lasciato intendere come la forza dei suoi racconti sia quanto di più conciso e limpido. In Il patto del silenzio. Playground si riscontra questa immediatezza visiva, accordata con la costruzione bilaterale dei dialoghi. Infatti Nora e Abel così come tutti gli altri alunni hanno sviluppato un loro linguaggio, nascosto agli adulti. Sanno parlare con lo sguardo e con il volto per coprirsi a vicenda, per una complicità mai dichiarata esplicitamente. Close (2022) di Lukas Dhont è un ulteriore esempio da affiancare, nella messa in scena così come negli intenti.

Tutta la vicenda è circoscritta nella questione del detto/non detto, del mantenere un segreto che metterebbe in difficoltà Abel e lo umilierebbe, a fronte di una risoluzione che non deve passare attraverso le istituzioni degli educatori, perché risulterebbe una sconfitta. Con questo esordio, l’autrice indubbiamente ci lascia intendere quanto ancora può dirci il mondo dell’infanzia e soprattutto quanto può valere una volta cresciuti.

Titolo originale: Un monde
Regia: Laura Wandel
Interpreti: Maya Vanderbeque, Günter Duret, Lena Girard Voss, Simon Caudry, Thao Maerten, James Seguy, Naël Ammama, Émile Salamone, Karim Leklou, Laura Verlinden, Laurent Capelluto, Sandrine Blancke, Monia Douieb, Michel Israel, Anne-Pascale Clairembourg
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 72′
Origine: Belgio, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8
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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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