"Il peggior allenatore del mondo", di Tom Brady

il peggior allenatore del mondoIl secondo film di Tom Brady è un touch-down involontario, come quello che porta il coach Lambeau Fields ad infilare qualche vittoria con la sgangherata squadra dei Comebacks. Il regista di Una bionda esplosiva sembra riflettere non tanto sul film sportivo e sui suoi stereotipi – fino a farli esplodere, e qui Il peggior allenatore del mondo si concede pochi colpi vincenti – ma sui meccanismi della dissacrazione. Un discorso di secondo grado che non è una parodia, ma è già un film sulla parodia.

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il peggior allenatore del mondoIl rapporto tra il cinema e lo sport è sempre stato di difficile definizione, un legame infido e sfuggente che è riuscito a reggere solo nel momento in cui il secondo (spesso il pugilato, con la sua vena noir di perdizione, sacrificio ed autolesionismo) ha fatto da cornice, piuttosto che da protagonista: Il primo obbiettivo apparente de Il peggior allenatore del mondo sarebbe quello di scavare alla radice dei meccanismi che regolano il genere, di metterli a fuoco e di svelarne la natura più vuota e tronfia attraverso la deformazione.
Se esiste da qualche parte un metro per giudicare il livello di comicità, il secondo lavoro di Tom Brady – già regista di Una bionda esplosiva, dove poteva contare su Rob Schneider, abile macchina comica uscita dalla prolifica scuola del Saturday Night Live – appartiene a quella categoria di film che non hanno la paura di sfidare il cattivo gusto, e che spesso finiscono per sguazzarci dentro. Eppure, Il peggior allenatore del mondo non cade del tutto nella buccia di banana dell’effetto volgare e fine a sé stesso, e a forza di gonfiare gli archetipi del genere fino a farne delle iperboli esplosive – vizio comune a tutto il genere parodico – riesce anche nell’intento di centrare qualche colpo vincente.
Del resto, Il peggior allenatore del mondo è come il suo protagonista Lambeau Fields, a cui nessuno darebbe una chance tranne il redivivo Carl Weathers (un cameo ambiguamente confinato tra l’omaggio e lo scherno: ha bisogno di lui affinchè i suoi Comebacks perdano), e in modo del tutto casuale, tra errori grossolani, idiozie ed inettitudine manifesta, riesce anche ad infilare qualche vittoria.
Certo, vana è la pretesa di trovare un canovaccio narrativo, e il film sembra più risibile che divertente, a volte tanto stantio nelle sue gag – a cui la messa in scena si presta devotamente – da far scorgere una più interessante prospettiva. Infatti, l’impressione è quella che Brady voglia puntare ad un paradosso di secondo grado: irridere non tanto film come Sognando Beckham (la kicker pachistana), l’Al Pacino di Ogni maledetta domenica (il gustoso discorso finale), o l’inevitabile richiamo al mito del riscatto americano impersonato da Rocky Balboa; le sue mire sembrano concentrarsi sullo stesso pubblico che ride di situazioni comiche scontate e ampiamente prevedibili, o dello sgradevole politically uncorrect, uno spettatore non troppo diverso dal ruttante e sboccato coach protagonista.
Non una parodia, ma già un film sulla parodia in quanto genere.
Un touch-down forse involontario.

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Titolo originale: The Comebacks

Regia: Tom Brady
Interpreti: David Koechner, Carl Weathers, Malora Hardin, Brooke Nevin, Matthew Lawrence

Distribuzione: 20th Fox

Durata: 84'

Origine: USA, 2007

 

 

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