Il piano di Hadrian’s Wall per i nove cinema romani acquistati
“La priorità è il rilancio del cinema” ha detto a Il Tempo il managing director Fabrizio Boaron, rassicurando il settore dopo settimane di timori e proteste, tra cui l’appello di attori e registi

Lo sconosciuto fondo olandese, che da qualche settimana tiene sulle spine tutto (o quasi) il settore cinematografico romano, è finalmente uscito allo scoperto, svelando le carte sul futuro dei nove cinema acquistati. Si tratta dell’Hadrian’s Wall, gestito dal gruppo Wrm specializzato nel campo del Private Equity e Real Estate.
Ed è proprio quest’ultimo tipo di investimento – il mercato dei beni immobiliari – che l’Hadrian’s Wall ha tentato con l’acquisto di nove sale cinematografiche sul territorio romano. Dapprima gestiti dal circuito di Massimo Ferrero, gli immobili sono stati messi all’asta e acquistati dal gruppo di Raffaele Mincione per ben 42 milioni di euro (10 in più rispetto al prezzo di partenza).
A spiegare il piano del fondo olandese per le sale romane è stato lo stesso managing director del gruppo Wrm, Fabrizio Boaron, in una dichiarazione a Il Tempo: “L’obiettivo del progetto – afferma – è fare investimenti per restituire alla città spazi che meritano di tornare a essere vivi e funzionali. Investiamo in situazioni difficili laddove altri non vogliono o non riescono a intervenire. In particolare – continua Boaron – gli investitori hanno un forte legame con la cultura avendo finanziato l’acquisto di opere d’arte, prodotto film, musica, serie tv e sponsorizzato giovani talenti”.
La cultura è la priorità per l’Hadrian’s Wall, sembra voler rassicurare Boaron. Tuttavia, non sono mancati gli appelli e le preoccupazioni sul futuro dei nove cinema romani, con l’associazione Italia Nostra che è stata la prima a lanciare un allarme nel timore del mutamento delle sale “in luoghi lucrosi, quindi appetibili agli interessi commerciali e speculativi”. La consigliera Anna Trinchese ha subito fatto appello alla variante della Legge regionale 172 della Regione Lazio, che entrerà in vigore nel tempo stimato di due anni, durante i quali non si può cambiare la destinazione d’uso degli asset immobiliari.
Agli allarmismi di Italia Nostra poi ha fatto seguito l’appello di registi e attori, a difesa delle sale come “presidi culturali fondamentali per la nostra identità e per la diffusione dell’arte cinematografica”.
Ma la più ferrea delle proteste è stata quella di Pietro Valsecchi – fondatore di Taodue oltreché uno dei partecipanti alla stessa asta dei cinema – che avrebbe proposto al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca di allungare a 30 anni di inattività la caduta del vincolo di destinazione d’uso di un immobile. Poi, ha tirato in ballo il “diritto di tutela sulle sale” in possesso del ministro della cultura Alessandro Giuli.
In verità le mire dell’investimento di Hadrian’s Wall sui nove cinema, sembrano più vicine al modello di “attività collaterali coerenti con la finalità principale”, come librerie e spazi per la musica proposte dall’assessore alla cultura Massimiliano Smeriglio, piuttosto che agli spauracchi di Valsecchi e del settore romano.
Lo dimostrerebbero ancora le parole di Boaron a Il Tempo, che guardano alla rivitalizzazione dei luoghi culturali, dopo “anni di immobilismo e degrado su questa tematica con spazi cinematografici gestiti da operatori del settore in modo fallimentare”.
Ma soprattutto, ciò che, almeno sulla carta, lascerebbe tirare un sospiro di sollievo dopo settimane di comunicati e timori, è questa semplice e secca frase del managing director: “La priorità è il rilancio del cinema”.