Il piccolo yeti, di Jill Culton, Todd Wilderman

Una bella storia d’amicizia in un bel cartoon, con una scrittura lineare ed evocativa dove a un certo punto si vola come in La Storia infinita

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C’è una luce magica in Il piccolo yeti. Che arriva quasi da Spielberg. Con i residui delle luci dell’astronave di Incontri ravvicinati del terzo tipo. O in quello struggente addio di E.T. che in questo film DreamWorks è anche qualcosa di più di un omaggio. E in qualche modo è preannunciata in quello spettacolo sulla città. E poi in quella blu. Sulle corde del violino. Sul ponte dove il protagonista e i suoi amici stanno per essere catturati.

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Si, quella di Il piccolo yeti è una bella storia d’amicizia. Lineare e credibile. Che s’instaura tra l’irrequieta adolescente Yi e lo yeti Everest. Lei è una ragazzina solitaria. Non frequenta i coetanei ma fa mille lavori. Dalla baby-sitter alla dog-sitter fino a svuotare la mondezza dai ristoranti. Di notte, sul tetto, si mette a suonare il violino. È un modo per stare vicino al padre, che è morto. E una sera avviene l’incontro con il piccolo Yeti, Everest, che è in fuga da una base militare. Ma gli stanno dando la caccia. Così la ragazzina lo aiuta prima a nascondersi in città. E poi lo aiuta a raggiungere le montagne per ricongiungersi alla sua famiglia. La aiutano nell’impresa anche Jin e Peng, un bambino e un coetaneo che abitano nel suo stesso palazzo.

Da Shanghai all’Himalaya. Dove colpisce la cura nei dettagli grafici nella definizione degli oggetti (il condizionatore, i grattacieli). Ma è anche un paesaggio mutevole. Come la montagna che si muove e diventa una gigantesca onda verde dove farci surf. E nella parte finale, con apparizioni improvvise. Dove gli scenari materializzano desideri di vecchie fotografie del padre di Yi. E il loro legame che resta solido anche dopo la morte. Con la figlia che sembra parlare ogni volta col padre attraverso il violino. Perché dietro a Il piccolo Yeti c’è anche una scrittura precisa e, insieme evocativa, di Jill Culton (già co-sceneggiatrice di Monsters & Co.) che ha diretto il film assieme a Todd Wilderman. Dei film DreamWorks forse il cartoon più vicino è Dragon Trainer. Yi con Everest come il giovane vichingo con il drago “Lo Sdentato”. E anche qui si vola. Un’altra storia infinita. Per essere emozionante e avvincente, basta davvero poco.

 

Titolo originale: Abominable
Regia: Jill Culton, Todd Wilderman
Voci originali: Chloe Bennet, Tenzing Norgay Trainor, Albert Tsai, Eddie Izzard, Sarah Paulson
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 97′
Origine: USA/Cina, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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