"Il posto dell'anima", di Riccardo Milani

Se le intenzioni di Milani sono oneste, al tempo stesso c'è però la scrittura di Starnone che appare troppo invasiva, che toglie intimità a momenti privati e che pone i personaggi in un contesto dove la parola appare sempre l'unico strumento con cui poter urlare rabbia ma che non propone mai autentica disperazione

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Con Il posto dell'anima il cinema italiano torna a riaffrontare l'ambientazione operaia, tema invece più volte utilizzato negli anni Settanta in opere come Trevico-Torino di Scola e Romanzo popolare di Monicelli. Se allora erano due registi della "commedia all'italiana" ad avvicinarsi alla realtà per combinare la struttura del movimento di quella fortunata stagione negli anni Sessanta con un approccio più diretto con la realtà, in Il posto dell'anima sembra esserci lo stesso movimento unidirezionale, con lo stesso disegno della traiettoria Nord/Sud, del tema dell'immigrazione, anche se più sfocato rispetto a come era sentito invece negli anni Settanta. In Il posto dell'anima ci sono poi altri spostamenti (i viaggi di Nina a Milano), i viaggi come effetti di un controcampo che sposta già i protagonisti su altri set (Bruxelles, New York). Del resto il legame tra il personaggio e il luogo, della necessità ma anche dell'impossibilità dello sradicamento aveva già caratterizzato altri personaggi degli altri due film di Milani come il professor Lipari di Auguri professore e Antò lu Purk di La guerra degli Antò (quest'ultimo sospeso tra la vita di provincia di Montesilvano, l'utopia di un cambiamento a Bologna e la fuga verso Amsterdam), non a caso rispettivamente interpretati da Silvio Orlando e Flavio Pistilli, presenti in questi due film. Il luogo di Il posto dell'anima è Campolaro, sede della Carair, multinazionale americana produttrice di pneumatici che sta chiudendo a propria fabbrica. Gli operai però non si vogliono arrendere. Occupano la sede e costruiscono un sito internet. Tra questi c'è Antonio (Silvio Orlando) che sogna di tornare a vivere nel suo paese di origine assieme alla sua compagna Nina (Paola Cortellesi), che ora lavora a Milano; Salvatore (Michele Placido), un sindacalista che ha un rapporto conflittuale con il disoccupato figlio diciottenne (Flavio Pistilli); Mario (Claudio Santamaria) che sta avviando insieme ad alcune mogli dei suoi compagni una distribuzione di pasta fresca.

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Se le intenzioni di Milani sono oneste, al tempo stesso c'è però la scrittura di Starnone che appare troppo invasiva, che toglie intimità a momenti privati (la morte di Antonio in ospedale davanti a tutti gli amici) e che pone i personaggi in un contesto dove la parola appare sempre l'unico strumento con cui poter urlare rabbia ma che non propone mai autentica disperazione. Il film gioca spesso su scontri verbali, su utopistiche forme di altre possibilità (gli gnocchetti di Santa Gemma), ma appaiono pallidi gli spettri economici sui personaggi. In un film sempre così densa di troppi elementi, sia a livello narrativo sia a livello visivo dove la fotografia di Catinari sembra inglobare troppi elementi, così come gli attori (tranne nel caso di un convincente Placido) che sembrano voler più dimostrare di essersi appropriati del proprio personaggio piuttosto che viverlo autenticamente. Ci sono momentanee forme di abbandono (l'idea riuscita della musica degli indiani, i personaggi principali che si trovano assieme al mare in un momento di libertà simile a quello di Pane e tulipani di Soldini, la caccia all'orso) dove però c'è sempre quell'inquadratura di troppo in cui si avverte il sospetto di una spontaneità precostruita. Il più delle volte poi la musica entra in maniera onnipresente, il leitmotive di una canzone, come a sottolineare come momento lirico essenziale un momento anche troppo privato, dove lo sguardo della macchina da presa con il personaggio non ha bisogno di un intervento di una colonna sonora che è come se frantumasse quelle immagini.


 


Regia: Riccardo Milani
Sceneggiatura: Domenico Starnone, Riccardo Milani
Fotografia: Arnaldo Catinari
Montaggio: Marco Spoletini
Musica: Leandro Piccioni
Scenografia: Paola Comencini
Costumi: Gianna Gissi
Interpreti: Silvio Orlando (Antonio), Michele Placido (Salvatore), Claudio Santamaria (Mario), Paola Cortellesi (Nina), Imma Piro (Maddalena), Flavio Piatilli (Giannino), Maria Laura Rondanini (Manuela), Davide Rossi (Rino), Alessandra Albo (Lucia), Michele Buccini (Michelino)
Produzione: Lionello Cerri per Albachiara/Rai Cinema, Donatella Botti per BiancaFilm
Distribuzione: 01 Distribuzione
Durata: 106'
Origine: Italia, 2003


 

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