Il prezzo della gloria, di Xavier Beauvois

Dalla storia vera della salma rubata di Charlie Chaplin, il cineasta francese realizza un film troppo carico dove però funzionano meglio i silenzi. Non è proprio una delusione ma poco ci manca

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Nell’ombra di Charlie Chaplin. Le immagini in tv della sua morte, il circo, la residenza in Svizzera a Vevey dove è morto la notte di Natale del 1977. E a circa tre mesi dopo della scomparsa il suo corpo venne trafugato e alla famiglia fu chiesto un riscatto di 600.000 franchi. Parte da questo episodio realmente accaduto Il prezzo della gloria dove Xavier Beauvois danza tra il melodramma familiare e la commedia amara. Quasi un’incrocio di un clima degli anni ’70 (evidente non solo per l’ambientazione del film) che richiama il primo Patrice Leconte, ma anche quel clima post-commedia all’italiana del cinema di Ettore Scola di quel decennio dove le maschere avevano insieme un lato comico, grottesco e tragico.

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Nella cittadina di Vevey, sulle sponde del lago di Ginevra, si ritrovano due amici di vecchia data. Eddie (Benoît Poelvoorde), quarantenne belga, è appena uscito di prigione. Osman (Roschdy Zem) che vive a casa con la figlia Samira di 7 anni, lo ospita a casa sua. La moglie di Osman invece è in ospedale e deve fare una costosa operazione all’anca che costa oltre 50.000 franchi. L’uomo però non ha i soldi per pagare l’intervento. A Eddie viene così in mente un piano per recuperare non solo quella somma ma dare una svolta alla loro vita: rubare la tomba di Charlie Chaplin.

il prezzo della gloriaUna sorta di ‘febbre dell’oro’ da parte dei due protagonisti. Dove il cineasta francese però stavolta non agisce di sottrazione, come era avvenuto nell’ottimo Uomini di Dio o nel maliconico polar Le petit lieutenant. Il prezzo della gloria invece reinventa il fatto di cronaca attraverso una gestualità visiva (la scena della tomba trafugata, le telefonate dalla cabina) che vuole essere forse un continuo omaggio a Chaplin, quasi un film sulla mimica del corpo che però si appesantisce nelle continue citazioni (il processo) o nella rappresentazione della sua famiglia nella residenza di Vevey.

Ha un ritmo appassionato e disordinato l’ultimo film di Beauvois. Coinvolge e respinge e sfrutta solo in parte l’irrefrenabile carica di Benoît Poelvoorde, evidente nei numeri del circo, dove con un altro clown mima una scena gangster sulle musiche di Il padrino, quasi presagio a quello che succederà. Ma, al contrario del suo cinema, Il prezzo della gloria da l’impressione di essere troppo carico, tra improvvise apparizioni (Chiara Mastroianni) e la musica di Michel Legrand, incontrollata nel dare pathos alle scene madri. Che invece è in netto contrasto in un film dove funzionano meglio i silenzi, troppo poco sfruttati in un’opera sulla mimica ma sovraccarica di parole. Rispetto alle opere precedenti del regista e attore (che ha recitato anche con Bertrand Bonello, Valeria Bruni Tedeschi, André Téchiné e Jacques Doillon), un passo indietro. Non proprio una delusione, ma poco ci manca.

Titolo originale: La rançon de la gloire

Regia: Xavier Beauvois

Interpreti: Benoît Poelvoorde, Roschy Zem, Peter Coyote, Nadine Labaki, Chiara Mastroianni

Distribuzione: Movies Inspired

Durata: 115′

Origine: Francia/Belgio/Svizzera 2014

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