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Il professore e il pinguino, di Peter Cattaneo

Gioca bene con la comicità caustica di Coogan, ma fatica a trovare un nesso tra le crisi del protagonista e i conflitti che attraversano lo sfondo storico-politico in cui si muove il personaggio

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Argentina, 1976. All’alba del colpo di stato con cui i soldati del Generale Jorge Rafael Videla instaureranno nel paese sudamericano un regime dittatoriale, la nazione si trova sulla soglia di un collasso politico. I rombi degli atti di guerriglia perpetrati dai Montoneros in opposizione al futuro governo militarista risuonano in ogni angolo della nazione, anche alle porte di quei luoghi, come l’aristocratico college di St. George, dove il conflitto sociale sembra quasi impossibilitato a penetrare. Sulla scia di questa indifferenza si pone anche il protagonista de Il professore e il pinguino, l’insegnante Tom Michell (Steve Coogan), un uomo abituato a dissimulare i tumulti del suo animo – sorti da un tragico evento che gli ha condizionato l’esistenza – sotto un velo di sagacia e ironia caustica, che lo mantiene a distanza dalla società circostante e dalle tensioni che la attraversano. Almeno finché l’incontro con l’eponimo pennuto del titolo non lo porterà a rimettere in questione il suo approccio alla vita e all’insegnamento, ridestandogli nel contempo l’animo, e qualsiasi rimasuglio di coscienza critica che era rimasta sepolta sotto il peso schiacciante del trauma.

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Prima ancora che il pinguino entri nella sua quotidianità, Tom sembra infatti un’anima alla deriva, quasi venisse trascinato dalla corrente senza opporre alcuna resistenza. Il suo arrivo al St. George, dove insegnerà inglese ai giovani rampolli di famiglie benestanti, è solo una parentesi nel mare di superficialità – e di distacco emotivo – in cui versa la sua vita. Agli stessi studenti impartisce nozioni in maniera telegrafica, neutra, finché non troverà un metodo alternativo per comunicare con loro grazie alla presenza salvifica (e catalizzante) dell’animale, salvato da una pozza di petrolio durante un breve soggiorno in Uruguay. Ed è proprio qui che Peter Cattaneo, unendo gli anticonvenzionalismi pedagogici de L’attimo fuggente alle coordinate edificanti che attraversano molto suo cinema, vuole sovrapporre la spinta verso la catarsi del protagonista alle ombre che albergano nell’Argentina pre-golpe. Se però in Full Monty (1997) o in Lucky Break, il riscatto personale passa dal confronto con le istituzioni societarie/comunitarie, ne Il professore e il pinguino la rivitalizzazione (anche umanista) di Tom è da individuare nella complicità che tesse con il pennuto, e nelle situazioni “assurde” e sopra le righe che si vengono a creare ogni qualvolta i due entrano in interazione reciproca. E forse il film avrebbe dovuto vivere solamente di questi momenti. Anche perché l’approssimazione con cui delinea le dinamiche socio-politiche del periodo preso in analisi non rendono giustizia alla Storia o a chi ha visto disintegrata la propria esistenza sotto le azioni del regime, né portano il racconto a creare delle sinergie emotive tra le sofferenze personali di un uomo e le inquietudini collettive di una nazione.

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Titolo originale: The Penguin Lessons
Regia: Peter Cattaneo
Interpreti: Steve Coogan, Jonathan Pryce, Vivian El Jaber, Björn Gustafsson, Alfonsina Carrocio, David Herrero, Micaela Breque, Tomás Pozzi, Ramiro Blas
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 111′
Origine: Spagna, UK, USA, 2024

La valutazione di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
3.67 (6 voti)
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