Il protagonista Géza Röhrig presenta “Il figlio di Saul”, il film di Làszlo Nemes

Presentato il film “Il figlio di Saul” di Laszlo Nemes che racconta la terribile vicenda dei lager nazisti e che uscirà al cinema il 21 gennaio. L’attore protagonista Géza Röhrig in conferenza a Roma

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E’stato presentato a Roma il film di Làslo Nemes Il figlio di Saul che sarà nei cinema italiani a partire dal 21 gennaio distribuito da Teodora Film.

Durante la conferenza stampa è intervenuto l’attore Géza Röhrig, il quale ha parlato della difficile ambiguità dei Sonderkommando, prigionieri scelti alle SS per accompagnare gli altri prigionieri nelle camere a gas per ucciderli.

“La storia degli uomini che uccidono altri uomini è secolare ma qui abbiamo mostrato come questi si sentano innocenti durante le loro azioni e colpevoli solo alla fine della guerra” ha detto Röhrig.

E’ molto importante, per l’attore, il fatto che in Il figlio di Saul si mostri l’invidia e il disprezzo verso i Sonderkommando perchè loro potevano mangiare, sembravano godessero di privilegi quando invece, dopo tre o quattro mesi facevano la fine degli altri prigionieri.

La conferenza stampa, quindi, diventa presto il pretesto per parlare dell’Olocausto.

“Credo che sia calzante l’esempio dei libri di Primo Levi che inizialmente condanna questi uomini ma negli ultimi testi ha finalmente compreso i loro gesti.”

Per Röhrig, il suo personaggio non è un eroe e lui e Làszlo non volevano mostrarlo in questo modo ma come qualcuno che combatte per qualcosa a cui crede, vedere le persone che muoiono davanti a lui lo cambia profondamente. Nel film emerge una sorta di desiderio di vivere e Saul non può essere considerato uno sciocco perché non c’è nulla che va al di là del desiderio di sopravvivere.

Röhrig ha voluto porre l’accento anche sul nome, non casuale, del suo personaggio. A parte Saul, con chiari rimandi biblici, il suo cognome è Ausländer che letteralmente vuol dire lo straniero o, meglio, l’extraterrestre.

Ciò che emerge dal film è anche l’importanza del sonoro:

“L’Olocausto viene visto tramite gli occhi di una sola persona e laddove non potevano mostrare abbamo usato la dialettica tra suono ed immagine”.

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