Il pugile del duce, di Tony Saccucci

La storia è la scienza degli uomini nel tempo. Riguarda tutti: quelli che la vivono e quelli che la scrivono. La storia è scienza politica. Quando i miti popolari sono cancellati dagli annali…

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Il pugile del Duce racconta la storia incredibile, sepolta e riscoperta dalla polvere degli archivi, di Leone Jacovacci: un pugile tecnicamente perfetto, agile, intelligente e potente. Leone parlava perfettamente quattro lingue, cinque col romanesco. Era italiano e forse anche fascista. Sicuramente non antifascista, figlio di Umberto, partito a cercar fortuna per il Congo belga e unitosi con la figlia di un capo tribù, dalla quale ebbe Leone nel 1902. Ventisei anni più tardì, la sera del 24 giugno 1928, allo stadio Nazionale di Roma (oggi, stadio Flaminio), davanti a quasi 40.000 spettatori e in collegamento radio con le città d’Italia, Leone Jacovacci si laureava campione europeo dei pesi medi. Si laureava campione, dopo aver attraversato l’Europa, da Londra a Parigi, aver inanellato vittorie su vittorie, lottato per farsi riconoscere cittadino italiano per 5 anni lunghissimi, fatti di umiliazioni, ritardi, scusanti, che potessero tenere a freno un idolo del popolo, un idolo mulatto… Il pugilato all’epoca era lo sport più seguito a livello nazionale ed internazionale, più del calcio, e quindi non permettere al pugile, per metà congolese, di gareggiare nel suo Paese d’adozione, sarebbe stato complicato giustificarlo al grande pubblico. Ma dopo l’incontro, il Duce lo fece cancellare dalla storia d’Italia (il filmato originale dell’incontro – su cui ruota parte del documentario – venne addirittura manomesso e tagliato nel finale) e inventò il ‘bianco’ Carnera. Primo Carnera, alla fine degli anni ’20 fu un pugile costruito, grazie ad incontri anche combinati e la sua fama di grande atleta avrebbe dovuto offuscare definitivamente quella del discriminato Jacovacci, in arte Jack Walker. Grazie al biografo Mauro Valeri, uno dei massimi esperti di razzismo in Italia, è tornata alla luce una vicenda sportiva ormai sepolta e censurata. Mauro Valeri lo ha fatto attraverso un libro, “Nero di Roma”, da cui ha preso ispirazione il documentario di Tony Saccucci, opera con alle spalle un imponente lavoro di ricerca, grazie al quale si è arrivati ad accedere ai documenti storici, come diari privati, foto e filmati dell’epoca.

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372324-thumb-full-il_pugile_del_duce_trailer_ufficEmblematico, in tal senso, il filmato dell’incontro clou della storia, quello del 1928, che si interrompe all’ultima ripresa e non documenta l’effettiva vittoria di Jacovacci. L’immagine si oscura sulla storia e sui disastri di un’epoca, ponendo di fatto fine alla carriera del meticcio, costretto ad omettere la conquista del titolo, tanto agognato, anche dal proprio diario, per poi annotarla con una penna di colore diverso in un momento successivo…
Tre note di “colore” molto azzeccate: la testimonianza di Sumbu Kalambay, il primo pugile nero italiano riconosciuto a tutti gli effetti, campione del mondo dei pesi medi; la sigla rap sui titoli di coda di Diamante e Sandal, dal titolo “Leone”; le riprese dello Stadio Flaminio, fatiscente e imbarazzante fossile preistorico, con i 5 anelli coni, pendenti e scalcinati al centro dell’urbe.

Le parole del regista: “La storia è solo storia contemporanea, perché i fatti riemergono in base alle esigenze del presente. E poiché non esistono fatti ma solo interpretazioni di essi, i fatti storici presentano una doppia verità: vivono solo se li riscopriamo ma nel riscoprirli sono già interpretazioni del presente che li ha prodotti. Quello che ci è capitato con la vicenda di Leone Jacovacci è paradigmatico: il filmato di un incontro di pugilato (un avvenimento storico, il primo evento in radiocronaca diretta della storia italiana, decine di migliaia di spettatori, due italiani per un titolo europeo, treni speciali da tutta Italia per raggiungere lo Stadio di Roma, D’Annunzio che annuncia la sua partecipazione, Balbo e Bottai in prima fila, ripresi per bene dalla camera) che riaffiora dall’archivio dell’Istituto Luce con una qualità dell’immagine impressionante, a un secondo e attento sguardo, risulta manomesso, tagliato e incollato. Fu montato ad arte per dimostrare il contrario di quello che accadde. E la storia lo ha tramando così: un falso che diventa verità. Jacovacci è stato cancellato con una violenza pari a quella della natura matrigna. La storia è la scienza degli uomini nel tempo. Riguarda tutti: quelli che la vivono e quelli che la scrivono. La storia è scienza politica”.

Regia: Tony Saccucci
Interpreti: Leone Jacovacci, Patrizio Sumbu Kalambay, Nicole Iacovacci, Mauro Valeri
Distribuzione: Istituto Luce Cinecittà
Durata: 65’
Origine: Italia, 2017

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