Il quadro rubato, di Pascal Bonitzer
Ispirato a una storia vera, risulta abbastanza superficiale e vacuo anche se mascherato da un’inutile inutilmente eleganza e raffinatezza, passa liscio senza lasciare traccia.

Ispirato ad una storia vera, il film di Bonitzer ripercorre la vicenda del dipinto di Egon Schiele I girasoli, nato da una rilettura del quadro di Van Gogh, che si credeva perduto poiché saccheggiato dai nazisti durante l’ultima guerra e destinato alla distruzione come arte degenerata. È stato poi ritrovato invece nella modesta abitazione di Martin (Arcadi Radeff), un giovane operaio francese che vive con la madre. André Morasson (Alex Lutz), che lavora per Scottie’s una famosa casa d’aste, viene a conoscenza dell’esistenza del prezioso dipinto e coinvolge la spregiudicata ex moglie Bertina (Léa Drucker) per un esame della tela che si sospetta essere un clamoroso falso. La conferma dell’originalità dell’opera coinvolge quelli che vengono considerati i veri eredi di quel quadro.
Ciò che salta agli occhi in questo film, che naviga tra una certa levigatezza di un lusso esibito e il tentativo di raccontarne il cinismo e la vacuità di un mondo a parte, del tutto estraneo ad ogni coordinata che possa appartenere al quotidiano di una maggioranza sempre più numerosa, è una certa superficialità con cui la complessità di temi che il film pone viene risolta. Tutto sembra piuttosto facile da risolvere e tutto sembra risolversi senza conflitti, senza turbamenti che possano mutare il sentire dei personaggi. Anzi, in verità un mutamento c’è ed è quello di Aurore, la giovane stagista che malvolentieri sopporta André e che al contempo nasconde segreti familiari che dapprima la rendono inquieta a causa di un rapporto mai risolto con il padre. È questo un tema solo annunciato nel film, restando del tutto trascurato e irrisolto nel suo prosieguo. Nel finale, chiarita la relazione paterna, Aurore sembra conformarsi al pensiero di quella parte che vive lussuosamente la propria vita passando sui sentimenti e sulle disgrazie altrui con un certo sprezzante cinismo. Tutto contribuisce a rendere opaco il personaggio della giovane stagista, se non del tutto superfluo. Per cui la sua (inutile) mutazione di prospettiva non è un gran risultato in verità, ma in un film piuttosto superficiale, a tratti vacuo, diretto non si sa dove, se non a dimostrare, neppure più di tanto, la differenza tra la vita delle classi economicamente inferiori e quella degli abbienti, tutto sommato è qualcosa. È in questa assenza di mordente e di intrigo, in un mondo guardato con condiscendenza e ritratto con una elegante e raffinata levigatezza, che Il quadro rubato passa liscio senza lasciare traccia.
Titolo: Le tableau volé
Regia: Pascal Bonitzer
Interpreti: Alex Lutz, Léa Drucker, Nora Hamzawi, Louise Chevillotte, Arcadi Radeff, Laurence Côte, Matthieu Lucci, Alain Chamfort, Ilies Kadri, Vincent Nemeth, Alexandre Steiger, Doug Rand, Peter Bonke, Olivier Rabourdin, Adrien de Van
Distribuzione: Satine Film
Durata: 91’
Origine: Francia, 2024