Il ragazzo invisibile, di Gabriele Salvatores
Primo tentativo italiano di avvicinarsi al cinema dei supereroi americani, l'opera di Salvatores si perde nella pedissequa riproposizione di dinamiche a noi estranee. Questa creazione di un universo narrativo ex nihilo, per quanto mastodontica, manca di coraggio e sentimento. Un cinema nuovo, speciale come i suoi effetti e i suoi protagonisti, ma non in grado di (r)innovare
Si parte da Michele, adolescente incompreso, bersaglio preferita dei bulli del suo liceo e follemente innamorato di Stella. Un giorno, vittima della sua (a)normalità, si risveglia invisibile: quel sentimento, tipicamente adolescenziale, di sentirsi ignorato dal mondo, diventa una condizione fisica. Da qui Salvatores impronta la narrazione secondo l'iter del più classico degli “episodio uno” di ogni supereroe che si rispetti: confronto con il proprio potere e conseguente accettazione delle proprie responsabilità (da grandi poteri…), scoperta del proprio passato e presentazione della minaccia/antagonista (dualismo necessario) che porterà ad uno scontro finale. Nemico vinto ma mai definitivamente, perché la serialità infinita della narrazione fumettistica è il cuore (economico) di ogni supereroe.
E quindi il rilancio di Salvatores è veramente alto, Il ragazzo invisibile è solo la prima minuscola mattonella di un gigantesco mosaico. Aspettiamo il seguito, ma già possiamo leggere il fumetto/prequel (le imprescindibili origini delle origini) o il romanzo, per avere un'idea più ampia della psicologia dei personaggi. Salvatores, partendo dalla sicurezza della sua bravura tecnica, al formalmente perfetto aggiunge il peso della scommessa produttiva, dirigendo un film con il cipiglio necessario per fondare un universo narrativo ex nihilo. Si percepisce però, qui ancor più che nei suoi sforzi passati, una freddezza di fondo amplificata dal pedissequo e continuo riferimento al cinema dei supereroi americani . Oltre al cambio di ambientazione, non c'è veramente uno sforzo concettuale nel volersi distaccare dal proprio modello e l'equazione non funziona poi così tanto bene, essendo la dinamica dei supereroi codificata nella cultura americana sostanzialmente aliena al nostro contesto. In più di un'occasione si ha la sensazione di guardare qualcosa fuori posto, una traduzione erronea: nei gesti (incomprensibili) così come nei toni (incredibilmente diluiti ed addolciti).
Quello di Michele rimane un corpo estraneo, al di là dell'invisibilità. Manca soprattutto il punto di rottura, una vera tragedia che giustifichi la trasformazione (è nel sangue e nella perdita che nascono i supereroi più celebri) così come da un punto di vista strutturale, e non particolare, viene a mancare la voglia di osare un qualcosa in più, che ricordi effettivamente che ci troviamo di fronte ad un film italiano. Perché cimentarsi in una copia carbone rivendicando allo stesso tempo un'inesistente familiarità? Sì, Salvatores ci dimostra che un tipo di cinema diverso è possibile in Italia. Oltre a questo desiderio di rivalsa, c'è ben poco: e senza la voglia di raccontare una storia, urgenza espressiva che dovrebbe permeare ogni testo, si rischia di ritrovarsi tra le mani un bellissimo corpo senza vita. L'ennesimo.
Titolo originale: Id
Regia: Gabriele Salvatores
Interpreti: Ludovico Girardello, Valeria Golino, Fabrizio Bentivoglio, Christo Jivlov
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 100'
Origine: Italia, Francia 2014