Il raggio verde, di Éric Rohmer

Quinto film del ciclo “Commedie e proverbi”, è caratterizzato da una magica improvvisazione che lo fa dialogare con l’invisibile. Leone d’oro alla 43° Mostra del Cinema di Venezia.

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Che cosa è la depressione? È non riuscire a restare soli con sé stessi. È avvertire ancora più intensamente la solitudine quando si è in compagnia. È restare fermi mentre la distanza dal mondo va aumentando. Per il quinto capitolo della serie Commedie e Proverbi, Eric Rohmer fa due strappi alla regola del suo Cinema: lascia che Marie Rivière improvvisi dialoghi e scene scrivendo sul campo il personaggio della malinconica Delphine, ed inserisce musica extradiegetica (composta da Jean-Louis Valero) nei momenti topici della narrazione.

Il raggio verde vive di questa forte contraddizione: da un lato la ricerca della spontaneità attraverso l’improvvisazione, dall’altro l’artificio della messa in scena per attirare lo spettatore dentro il vortice del personaggio principale. Delphine (Marie Rivière) ha appena rotto con il fidanzato Jean Pierre e viene mollata dalla sua amica in partenza per la Grecia. Così, in poco meno di un mese (dal 2 Luglio al 6 Agosto), inizia un vagabondaggio tra la Normandia (Cherbourg), la montagna di Cap La hague e il mare affollato di Biarritz. Pur cambiando scenario, Delphine rimane sempre intrappolata dalla sua diversità.

I suoi momenti di solitudine, di fronte agli alberi agitati dal vento o vicino alle onde dell’Atlantico che si abbattono sulla Chambre D’amour ad Anglet, sono strazianti. I dialoghi con le amiche e i diversi incontri con alcuni corteggiatori rivelano l’impossibilità ad essere compresa nel suo rigore etico e nella ricerca dell’amore ideale (Delphine non a caso sta leggendo L’idiota di Dostoevskij). Delphine è vegetariana, soffre il mal di mare, non va in altalena, non crede nelle avventure di una notte ma è affascinata dalle carte (la donna di picche, il fante di cuori). Soffre la vivacità della turista svedese che mostra generosamente le sue forme ed è in perenne fuga dall’elemento maschile che la insegue senza mai arrivare a raggiungerla. Per ristabilire il contatto con sé stessa Delphine prova l’evitamento di ogni frivola distrazione e scende le scale che la conducono dentro il proprio mondo interiore. Durante un incontro, una delle amiche (Béatrice Romand, la protagonista de Il bel matrimonio) fa quello che non si deve mai fare con un malato di sindrome depressiva: le urla di reagire, di darsi una mossa, aggravando il senso di colpa di Delphine che prorompe nell’ennesimo pianto.

La fotografia esalta il colore rosso (i vestiti di Marie Rivière e Béatrice Romand) in contrasto con il verde che è la nota cromatica dominante. Questa duplicità razionale/emozionale riflette il contenuto del racconto di Jules Verne: c’è una spiegazione fisica all’evento (il fenomeno della rifrazione al tramonto e la visibilità del colore verde sopra il blu) e una interpretazione sentimentale (chi riesce a captare il raggio verde può finalmente vedere nitidamente il proprio cuore). Delphine nota veramente il raggio vespertino o si illude di vederlo? L’immagine è reale o è solo la proiezione di un desiderio? Siamo in un documentario di una single parigina degli anni ’80 o assistiamo alla storia romanzata di una donna che scivola nel buco nero della depressione?

Grande successo di pubblico, vincitore del Leone d’oro a Venezia nel 1986 dove ha spaccato letteralmente in due la giuria (il presidente Robbe-Grillet preferiva lungamente Round Midnight di Tavernier), Il raggio verde è un’opera che da una parte lascia defluire il reale senza intervenire a modificarlo e dall’altra prova a dialogare con l’invisibile. Marie Rivière si prende la responsabilità del film sulle spalle fino ad arrivare alla catarsi del momento magico, quello in cui “i cuori si innamorano”. Ma forse l’apparente happy ending nasconde un finale aperto: Delphine potrebbe ancora auto-sabotarsi come l’Anne de La moglie dell’aviatore.

 

Leone d’oro alla 43° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

 

Titolo originale: Le rayon vert
Regia: Éric Rohmer
Interpreti: Marie Rivière, Rosette, Béatrice Romand, Carita, Vincent Gauthier, Eric Hamm, Joel Camarlot
Distribuzione: Academy Two
Durata: 98′
Origine: Francia, 1986

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)

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