Il regista ucraino Loznitsa contro il boicottaggio dei film russi

In una lettera inviata a Variety, il cineasta si oppone all’accanimento mediatico contro i registi russi, ritenendoli vittime della situazione alla pari dei filmmakers del suo paese

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Nel giorno in cui il Festival di Cannes annuncia l’esclusione delle delegazioni ufficiali russe dall’evento, senza fugare i dubbi sull’eventuale presenza alla Croisette dei registi dissidenti, il cineasta ucraino Sergei Loznitsa si scaglia apertamente contro il boicottaggio dei film russi. In una lettera inviata a Variety, il regista scrive che “moltissimi colleghi e filmmakers russi si stanno opponendo a questa folle guerra. Quando sento questi reclami in favore del boicottaggio di film russi, credo che essi siano ingiusti nei confronti dei cineasti russi, dal momento che si tratta di brave persone. Sono essi stessi vittime di questa aggressione, così come lo siamo noi ucraini”.

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Una dichiarazione coraggiosa, ma che sembra in controtendenza con una nota di alcuni giorni fa del regista, in cui sollecitava l’EFA – l’European Film Academy – a prendere una posizione forte nei confronti della Russia, alla luce della brutale invasione. Nonostante l’incitazione di Loznitsa abbia immediatamente prodotto degli effetti – l’EFA ieri ha deciso di escludere i film russi dai prossimi European Film Awards – il cineasta ha dichiarato che non era sua intenzione arrivare al boicottaggio dei suoi colleghi russi. “A febbraio 2022, mentre i soldati russi avevano appena iniziato ad invadere l’Ucraina, il primo messaggio che ho ricevuto è stato quello del mio amico Victor Kossakovski, un filmmaker russo, che ha scritto ʻperdonami. Questa è una catastrofe. Mi vergogno terribilmenteʼ”.

Oltre a Kossakovski, anche Andrey Zvyagintsev ha inviato un messaggio di vicinanza a Loznitsa, scrivendogli che “quel che sta succedendo davanti ai nostri occhi è terribile, ma ti chiedo di non cadere preda della disperazione. Non dobbiamo giudicare le persone basandoci sui loro passaporti. Li dobbiamo giudicare in relazione alle azioni che commettono. Il passaporto è semplicemente legato al luogo in cui viviamo, mentre l’azione è ciò che l’uomo sceglie volontariamente di fare”.

Per noi ucraini, la guerra è in atto già da otto anniha dichiarato, inoltre, Loznitsa alcuni giorni fa. “In un modo o nell’altro, psicologicamente noi ucraini siamo diventati quasi assuefatti a vivere in situazioni di estremo pericolo come quelle della guerra”. Un’affermazione a cui il cineasta ha fatto seguire parole estremamente pessimiste sul destino prossimo del suo paese, sostenendo che una volta terminata l’invasione “gli ucraini continueranno ad essere assoggettati ad una corruzione sia mentale, che fisica. La cosa più importante che accade in tempi come questi” aggiunge il regista “è ciò che accade alla moralità delle persone, con il rischio che si sentano a loro agio nel commettere le stesse azioni malvagie che le autorità russe stanno commettendo su di loro”.

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