Il ritorno di Casanova, di Gabriele Salvatores

Servillo e Bentivoglio sono protagonisti del nuovo film di Salvatores che mette in scena un regista alle prese con il suo ultimo lavoro, tra dubbi e innamoramenti. Non annoia ma non entusiasma.

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Il ritorno di Casanova è un doppio viaggio in un inconscio collettivo. Il sociologo Zygmunt Bauman parla di “amore liquido”, per definire l’incapacità (sempre più contemporanea) di vivere sentimenti stabili e duraturi. La figura del Casanova è attuale quanto inafferrabile.
Toni Servillo interpreta Leo Bernardi, un regista alle prese con il montaggio del suo ultimo film. Fabrizio Bentivoglio è Casanova, il protagonista del film nel film, un lungometraggio in costume ambientato in una villa di campagna, fedele alla versione di Schnitzler. Il Casanova ottocentesco, quello che ritroviamo in Fellini, rappresenta già una versione datata del seduttore che inganna. Il Casanova di Salvatores ci appare, invece, confuso, confrontandosi con la versione ormai fuori dal tempo, che non trova spazio nella modernità, restando quindi reclusa nella dimensione fittizia del film nel film; il Casanova contemporaneo si ritrova invece intrappolato in una dimensione atemporale che trova la sua espressione visiva nel bianco e nero, e, metaforicamente, nel periodo di montaggio che segue quello delle riprese. Se il film nel film viene mostrato a colori, il limbo del protagonista è reso da un bianco e nero spesso appannato dalla nebbia.
L’inquadratura felliniana con cui comincia il film viene messa in pausa; il fermo immagine ci catapulta nell’universo del regista protagonista. Integrandosi nella tradizione, la strada da intraprendere è però un’altra.
Come per Casanova, la crisi del regista è dovuta ad una donna e quindi al sentimento amoroso. La tecnologia della casa risponde agli umori del proprietario, “si ribella alla malinconia”. Ecco che il sistema va in tilt, insieme al protagonista che, mettendo insieme i pezzi del film, si ritrova assorto nel fluire del tempo, o nell’incapacità di accettare questo fluire.

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Se, nel film nel film, la fanciulla, Marcolina, trova Casanova vecchio, il regista non riscontra lo stesso giudizio nella giovane ragazza di cui si innamora, Silvia, una contadina. È l’eco del suo stesso film, del protagonista che ha messo in scena, che si riverbera nel suo spirito, definendosi lui stesso troppo anziano, non adatto al ruolo di padre. “La vita è accettabile solo quando giro”, dice Leo Bernardi. Venezia, patria agognata dall’esiliato Casanova, resta il punto d’arrivo sperato, non tanto in quanto città ma come Olimpo del Cinema.
C’è qualche eco del precedente lavoro del regista, in particolare Happy Family, dove il mondo dell’autore e quello dei personaggi messi in scena si confondono. L’arte s’intrufola nella vita fino a disorientare i confini: il protagonista si ritrova ad essere il personaggio messo in scena, non sapendo più distinguere il sé dall’altro, come specchiandosi, ma il riflesso è deforme.

Salvatores calca il procedimento attuato da Schnitzler nei confronti del testo autobiografico di Casanova. Il film di Fellini, tratto dall’autobiografia, viene preso a modello e in qualche modo rimesso in discussione, con uno sguardo contemporaneo. Le acque di Venezia diventano emblema di un “amore liquido”, inafferrabile ed inarrestabile come le immagini nella sala di montaggio, finché all’ordine dato non bisogna avere il coraggio di mettere la parola fine. 

Servillo e Bentivoglio non deludono, dimostrando ancora una volta di essere dei grandi interpreti. Il film non annoia, soprattutto grazie a un ritmo ben pesato, ma non entusiasma.

Regia: Gabriele Salvatores
Interpreti: Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Sara Serraiocco, Natalino Balasso, Alessandro Besentini, Bianca Panconi, Antonio Catania, Marco Bonadei, Angelo Di Genio, Sara Bertelà, Elio De Capitani
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 95′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.8
Sending
Il voto dei lettori
2.28 (25 voti)
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    Un commento

    • Non originale e tantomeno geniale l’idea del film dentro il film. Secondo sono felliniane anche le scene del vento in strada e delle terme (citazioni di Amarcord e 8 e 1/2).