"Il rosso e il blu", di Giuseppe Piccioni


Si sta delineando un’interessante tendenza rinvenibile in parecchi film italiani del 2012 (Il Paese delle spose infelici, L’estate di Giacomo, L’intervallo, Bellas Mariposas, Un giorno speciale e ora Il rosso e il blu): la riscoperta del primo piano di nuovi volti, spesso attori non professionisti, affidandosi a un’immediatezza recitativa spiazzante e neo-pasoliniana almeno nelle intenzioni. Quello di Piccioni è un piccolo film che riesce a dribblare i suoi evidenti difetti proprio con il coraggio di mettersi al servizio di giovani interpreti che rivelino una dimensione oltre morali facili e dialoghi obbligati

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riccardo scamarcioSi sta delineando un’interessante tendenza rinvenibile in parecchi film italiani di questo 2012: la riscoperta del primo piano di nuovi volti, spesso attori non professionisti, affidandosi a un’immediatezza recitativa spiazzante e neo-pasoliniana almeno nelle intenzioni. Tendenza manifestata dapprima nel bel Paese delle spose infelici e nella fertile ibridazione docu-fiction de  L’estate di Giacomo; ma che ha poi trovato una potente cassa di risonanza nel recentissimo Venezia 69, dove i bravissimi adolescenti protagonisti de L’intervallo e Bellas Mariposas dominavano incontrastati l’inquadratura di quei film; o dove gli altrettanto convincenti ragazzi di Un giorno Speciale (ci) hanno sorpreso sentimentalmente. Ed eccoci tornati da Venezia, alle prese con il primo film nostrano post-festivaliero che conferma idealmente questa tendenza: Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni.

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Lo spunto è l’omonimo romanzo di Marco Lodoli: si parla di scuola, di un liceo romano e dei ragazzi che lo abitano. Ovvio quindi il posizionarsi immediato in quel sottogenere del cinema scolastico che da La scuola di Luchetti porta sino a Caterina va in città di Virzì. Piccioni, però, opera un leggero ma significativo spostamento: qui non si (ri)prende la scuola come microcosmo metaforico di vizi e storture italiche sulle quali dibattere, scandalizzarsi o indignarsi. L’intento è più semplice e cristallino: raccontare la vita declinata al presente di tanti adolescenti (con i loro comici neologismi, la bipolarità sofferta, le inquietanti venature ossessive) rapportata a tre modelli di insegnamento archetipici (il giovane e idealista supplente Scamarcio, il disilluso e sardonico vecchio prof. Fiorito/Herlitzka e la preside materna suo malgrado Margherita Buy). Ecco, altra parentesi che vede al centro gli attori: il ruolo che il Roberto Herlitza bellocchiano sta acquisendo sempre più nel cinema italiano come variabile impazzita che sabota i meccanismi (sin troppo) oliati delle sceneggiature, costringendo i suoi personaggi ad essere l’anima cinica e il controcampo imprevedibile di ogni dinamica attesa. L’ordine e il disordine, l’armonia e il caos filosofeggiato a più riprese dal prof. Fiorito sembrano veramente rimandare alla sauna surreale di Bella Addormentata che ospita il gotha della società italiana ridicolizzato dallo sguardo di Herlitzka.

Il rosso e il blu è quello che una volta veniva designato “film d’attori”. Film che riesce a dribblare i suoi evidenti difetti – un serpeggiante universalismo che si ciba di cliché radicati; il poco slancio nello sperimentare il genere commedia; una sceneggiatura forse troppo timida nell’approcciare quella fatidica età della vita – solo con il sano coraggio di mettersi al servizio di giovani (o meno giovani) interpreti che rivelino nella loro spontaneità una dimensione oltre trame più volte raccontate. In cerca di sentimenti, emozioni e condivisioni autentiche. E se la scuola di Laurent Cantet rimane una classe differente per la capacità di fendere il corpo dello spettatore con la cruda potenza dell’inquadratura sulla vita, Il rosso e il blu sa comunque stupire nello sguardo fluido del giovane italo-rumeno Adam, che col suo videofonino guarda e cattura il volto e le (pericolose) emozioni della disperata fidanzata. Quello di Piccioni, insomma, è un piccolo film che a prima vista non riesce a elevarsi dalla stagnate medietà che a volte ingrippa il cinema italiano, ma che ha l’innegabile pregio di far distogliere lo sguardo da storie ovvie e morali facili per cercare ancora il sincero stupore del primo piano. Del volto umano.

 

Interpreti: Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Roberto Herlitzka, Nina Torresi, Elena Lietti

Regia: Giuseppe Piccioni

Origine: Italia, 2012

Distribuzione: Teodora

Durata: 98'

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