Il salto nel vuoto di Wim Wenders: "Palermo Shooting"

palermo shootingAbbandonate le terre tanto amate dell’America desertica o metropolitana, Wenders ha costruito con Palermo Shooting un nuovo capitolo del suo viaggio in Europa, dentro e fuori la Germania, appunto con la spregiudicatezza formale di un pioniere che compone e scompone le immagini in un vortice onirico che prende corpo in quello spazio e tempo sospeso tra il sonno e la veglia

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palermo shootingLa filmografia di Wim Wenders ricomincia da un testo entusiasmante e, proprio per la sua nudità, esposto, fin dalla sua anteprima mondiale al Festival di Cannes di quest’anno, dove è stato presentato in concorso, alle intemperie dell’intolleranza critica. È Palermo Shooting. Una sfida. Un tuffo senza rete, consapevole, coraggioso e rischioso. Compiuto con gesto pionieristico, intellettuale e naïf, nel cuore delle immagini e del loro significato oggi, al tempo del computer e del digitale. Un salto mortale in uno spazio denso di strati di memoria, di cultura, dove incamminarsi come un bambino che inizi a muovere i primi passi, senza paura di eccedere, di sbandare e di sbagliare. Una sfida che possiede, ancora una volta nell’opera del regista tedesco, una stretta relazione con la musica. Punto di partenza emozionale e tematico per questo film girato a Düsseldorf (la città natale di Wenders, ma che non era mai stata filmata dal regista, tranne per alcune inquadrature per il videoclip dei Die Toten Hosen Warum werde ich nich satt?, del 2000) e a Palermo, riflessione sulla morte, sull’iconografia della Morte, dalla pittura al cinema (fonte d’ispirazione per Wenders è stato Destino di Fritz Lang).

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Abbandonate le terre tanto amate dell’America desertica o metropolitana, Wenders ha costruito con Palermo Shooting un nuovo capitolo del suo viaggio in Europa, dentro e fuori la Germania, appunto con la spregiudicatezza formale di un pioniere che compone e scompone le immagini in un vortice onirico che prende corpo in quello spazio e tempo sospeso tra il sonno e la veglia, dove le visioni si manifestano in tutto il loro realismo, al tempo stesso evanescenti e concrete. Un viaggio, quello del film, del suo protagonista e del regista, che trova espressione, dubbio, fine e possibile nuovo inizio nel corpo stratificato di memoria di Palermo, dove il cinema di Wenders approda, ulteriore luogo geografico in un’opera che ha sempre fatto dei luoghi e delle loro geografie un indispensabile punto di passaggio, di flessuoso, tortuoso, labirintico falso movimento. Palermo come luogo ideale nel quale perdersi e ritrovarsi. Insieme a un altro personaggio in crisi esistenziale che abita il cinema di Wenders, che ha a che fare con le immagini, con la verità da cogliere e restituire pura/impura.

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