Il tempo dei giganti, di Davide Barletti e Lorenzo Conte
Appassionato ed emozionante racconto che sa cogliere l’attenzione dello spettatore con la sua forma diaristica silenziosa e privata.
Se l’intenzione del film di Barletti e Conte – che confermano una consolidata collaborazione artistica – è quella di dimostrare la fragilità della vita del mondo vegetale e animale, uomo compreso, che si annienta davanti ad un invisibile virus o batterio, nonostante la solidità fisica e l’apparente invincibilità della scienza e della conseguente conoscenza, se tutto questo è in funzione di quella intenzione il risultato può dirsi raggiunto.
La lenta e disastrosa agonia degli uliveti del Salento falcidiati a partire dal 2013 dalla pervasiva e letale presenza della Xylella Fastidiosa, batterio che a parere degli scienziati è stato importato in Nord Europa con un container proveniente dal Costarica e da quei porti trasferito in Italia attraverso piante ornamentali, è uno spettacolo doloroso al quale nessuno avrebbe voluto assistere. La radicale mutazione del paesaggio, per non parlare dei danni economici e per tacere di un patrimonio di inestimabile valore storico che si sradica sotto i colpi delle ruspe che eradicano alberi che potevano avere anche 1600 anni di vita, come, ad esempio, il gigante di Alliste, sono stati gli effetti a volte silenziosi che hanno attraversato e inciso sul Salento e sui Salentini.
Barletti e Conte si fanno interpreti di questa sofferenza e immaginano il ritorno di Giuseppe, un giovane emigrato, verso la terra d’origine e i suoi sentimenti riversati in una lunga lettera al padre mentre viaggia verso quella Piana degli ulivi monumentali minacciata di estinzione.
Ma Il tempo dei giganti, tratto dal libro La morte dei giganti di Stefano Martella, è anche racconto e valutazione del presente e del passato là dove c’entra la politica e la scienza in una sottolineata assonanza tra Xylella e Covid, che a breve distanza hanno, sebbene diversamente, inciso sulle vite di chi ha subito la loro invasione. Un male, quello della Xylella per il quale non si conosce rimedio, non vi è antidoto nonostante gli sforzi della scienza e si corre ai ripari tentando di salvare ciò che può essere salvato. Agricoltori e scienziati, sociologi e giornalisti, docenti universitari, studiosi dei fenomeni agricoli ed epidemiologi provano a ricostruire gli effetti e valutare l’impreparazione – ancora una volta – davanti ad un pericolo possibile e in parte prevenibile. Sotto altro verso il ricorso alle soluzioni scientifiche apre uno spiraglio di speranza per il futuro e restituisce il desiderio di perseverare forse non per il presente, ma per un futuro che ancora resta ignoto e non si sa immaginare.
Un racconto quasi privato per i due autori in equilibrio tra cronaca e narrazione, tra sgomento per un’imprevedibile impotenza davanti ad un male che avanza e rinnovata fiducia verso un nuovo possibile che ancora si fa fatica a delineare. Il dramma del Salento diventa così occasione per una sperimentazione, trasformandosi probabilmente o possibilmente, in opportunità per un nuovo rapporto con la terra, per troppo tempo solo sfruttata e poco curata nelle sue necessità, in vista di un differente suo utilizzo.
Il tempo dei giganti nel suo appassionato ed emozionante racconto, sa cogliere l’attenzione dello spettatore con il suo appartenere a quelle forme diaristiche quasi silenziose e private, rivolto a quelle popolazioni, ma dolorosamente riferito anche a chi ha assistito da lontano alla morte di un pezzo di storia, alla scomparsa di una testimonianza irrecuperabile del passato, di quando Mosè in quelle terre aveva piantato i primi ulivi.
Regia: Davide Barletti e Lorenzo Conte
Distribuzione: Dinamo Film
Durata: 74’
Origine: Italia, 2023