Il teorema della crisi – The Forecaster, di Marcus Vetter, Karin Steinberger
Senza nulla togliere alla dichiarata veridicità dei cicli storici ed economici che confermerebbero la “chiaroveggenza” di Armstrong, il film brucia rapidamente scandalizzando senza realmente informare
Senza nulla togliere alla dichiarata veridicità dei cicli storici ed economici che confermerebbero la “chiaroveggenza” di Martin Armstrong, ai quali si appella il regista Marcus Vetter per tenere lo spettatore incatenato alla sedia nel disperato tentativo di contenere la rabbia nei confronti di una classe più che politica che ha in mano le sorti del globo e, più in piccolo, delle nostre tasche, Il teorema della crisi – The Forecaster (vincitore dell’International Documentary Film Festival di Amsterdam nel 2014) brucia rapidamente scandalizzando senza realmente informare.
Martin Armstrong è un geniale consulente finanziario presidente della Princeton Economics, società di consulenze finanziarie fondata nel 1980, miliardario già da adolescente grazie al commercio di monete antiche, che ha avuto il genio di creare un modello matematico e informatico basato sul Pi greco in grado di prevedere con precisione l’andamento dell’economia globale. Questo l’ha portato a poter parlare, in anticipo sulla storia, dello scoppio della crisi in Grecia, del lunedì nero del 1987, del crollo dell’indice Nikkei del 1990, del crack della Lehman Bros, perfino della guerra in Siria. Il successo delle sue previsioni ha spinto i governi ad interessarsi sempre più al suo carismatico personaggio, ai suoi preziosi consigli e soprattutto al suo modello matematico che però non ha mai voluto svelare. Nel 1999 l’FBI prova invano ad accedere al prezioso sistema gestito dal gruppo di esperti che circondano Armstrong, segue un’accusa di frode per 3 miliardi che lo ha portato a svariati anni di carcere dai quali è venuto fuori giurando una falsa colpevolezza. Ma ora eccolo di nuovo in pista, pronto ad annunciare una crisi del debito dei governi per il prossimo ottobre 2015 e l’imminente crisi definitiva dell’euro.
Il ghigno algido e beffardo di Martin Armstrong, di cui il regista mostra l’assoluta innocenza, è il filo rosso visivo di un film che in più rispetto a programmi tv del genere Alieni: nuove rivelazioni ha solo la durata: la velocità del montaggio tipicamente televisivo, infatti, è l’unico mezzo di sostentamento dell’opera che non fa altro che spostarsi da un personaggio all’altro, alla ricerca di interviste e testimonianze sul “profeta”, da una casa all’altra, da una città all’altra, con una grande etichetta che sempre geolocalizza quel che si vede. A ciò si affiancano materiali di archivio, utili a fare da sfondo alle informazioni sul passato (ad esempio il video delle dimissioni di Eltsin).
Il personaggio di Armstrong è analizzato attraverso i racconti dello stesso e attraverso le testimonianze di familiari e collaboratori, è un personaggio statico e coerente che supera rapidamente i brevi momenti di insicurezza e disperazione, che nella parte finale tingono il documentario di caratteri polar e thriller.
Marcus Vetter viene da una carriera documentaristica di altro genere; il suo titolo più noto è Mio padre, il turco, vincitore del Prix Europa nel 2006, autobiografia sul percorso di un viaggio in Turchia alla scoperta delle sue origini anatoliche.
Titolo originale: The Forecaster
Regia: Marcus Vetter, Karin Steinberger
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 100′
Origine: Germania/Usa 2015