"Il trasformista" di Luca Barbareschi
E' il cosiddetto cinema di denuncia allora che ci si presenta, mutato però questa volta in affresco volgare e qualunquista che opprime i personaggi descritti, trascinandoli in labirinti verbali in cui trovano sbocco tutte quelle insopportabili e mediocri figure tipiche di un cinema che non vuole saperne di morire.
Nasce direttamente dalla ceneri della vecchia commedia all'italiana l'ultima, terribile opera di Barbareschi, in un coacervo impazzito di riferimenti incrociati all'attuale situazione di governo. E' il cosiddetto cinema di denuncia allora che ci si presenta, mutato però questa volta in affresco volgare e qualunquista che opprime i personaggi descritti, trascinandoli in labirinti verbali in cui trovano sbocco tutte quelle insopportabili e mediocri figure tipiche di un cinema che non vuole saperne di morire (parliamo della commedia all'italiana, rivitalizzata come struttura quest'anno da Muccino, Giordana, e così via). Ecco allora lo spregiudicato protagonista (interpretato dallo stesso Barbareschi), ricalcato sulle orme dei campioni nazioni di furbizia e menefreghismo, intento nella sua opera di ascesa al potere, lungo le retrovie imbarazzanti di un set che ha l'ambizione di illustrare le geometrie oscure dei luoghi di potere, mostrando così la limitatezza di uno sguardo che arranca negli spazi interstiziali del racconto ( il rapporto tra il protagonista e la moglie, la presenza mucciniana di una aspirante soubrette), per poi esplodere con toni da comizio populista quando si tratta di mettere il dito nella piaga e mostrare direttamente Montecitorio, i suoi corridoi affollati, la verticalità asfittica di una gestione inquinata del potere. Tutto chiaro appunto, affidato ad una gestione dello spazio che procede volutamente per sezioni (da un alto il tentativo di scalata del protagonista, dall'altro la messa in gioco di stereotipi mai rivitalizzati da una visione ridotta ai minimi termini), e che pare quasi citare in sordina il terribile Portaborse di Lucchetti, proprio all'insegna di un cinema assolutamente regionale, provincialistico, chiuso in se stesso, mai in grado di trasformare uno stile anche ridondante (il piano sequenza in questo frangente non crea mai continuità, ma sempre giustapposizione forzata fra margini opposti della prospettiva) in vera forma.
Il Trasformista
Regia: Luca Barbareschi
Soggetto: Luca Barbareschi, Gianfranco Manfredi
Sceneggiatura: Luca Barbareschi, Gianfranco Manfredi
Fotografia: Gino Sgreva
Musiche: Marco Zurzolo
Montaggio: Osvaldo Bargero
Scenografia: Emita Frigato
Costumi: Liliana Sotira
Interpreti: Luca Barbareschi (Augusto Viganò), Rocco Papaleo (Orlando Lanzetta), Catherine Wilkening (Katherine Caffarelli), Arnaldo Ninchi (Antonelli), Luigi Diberti (Zaccheroni)
Produzione: CASANOVA ENTERTAINMENT, RAICINEMA
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 92'
Origine: Italia, 2003