Il turismo spaziale – One, two, three: take up the space
Elon Musk, Jeff Bezos e l’outsider Richard Branson si contendono il primato dei viaggi nello spazio, non solo come frontiera pionieristica e tecnologica, ma come vero e proprio turismo per ricchi

Il cielo è il solo limite da superare, diceva una canzone rap di qualche anno fa. E sicuramente, se sei un tipo alla White Lotus, sei stato in ogni posto del mondo, nei resort di lusso, hai fatto esperienze estreme e visto il mondo in lungo e in largo, cosa puoi desiderare di più se non fare un bel giro nello spazio?
Jeff Bezos mette in atto una vera e propria campagna promozionale sui viaggi nello spazio per civili, attraverso il lancio di una delle astronavi della sua Blue Origin lo scorso 14 aprile, una navetta spaziale che conteneva sei celebrità, tra cui spiccava per notorietà Katy Perry, cantante americana, che si sarà sentita come un fuoco d’artificio lanciato nel cielo, come nella sua nota canzone.
Nel gruppo, Jeff Bezos ha incluso la persona a lui più cara: la fidanzata e presto moglie, la giornalista Lauren Sanchez. Gli altri membri, meno noti da noi, erano la giornalista Gayle King, Aisha Bowe, ex scienziata missilistica della NASA, Amanda Nguyen, ricercatrice, bioastronauta e attivista per i diritti civili, e la regista Kerrianne Flynn.
Sono stati condivisi alla stampa alcuni video del viaggio delle donne sulla New Shepard, questo il nome della navetta, mentre sperimentavano l’assenza di gravità. Sembravano veramente divertite, fluttuavano nella cabina e cantavano “uno, due e tre: occupiamo lo spazio”. I filmati sembrano dei veri e propri video promozionali, con Katy Perry che tiene in mano una margherita per onorare la figlia Daisy. Viene da pensare che quelli fatti da un gruppo di donne “comuni” non sarebbero poi così diversi.
Il lancio della flotta VIP è stato vissuto con diversi umori: c’è chi, come Michael Massimino, ex astronauta della NASA, vede in questi voli la possibilità che le persone comuni si interessino ai viaggi nello spazio, ne colgano il valore e trova entusiasmante che i viaggi spaziali siano gestiti non solo dai governi, ma anche da compagnie private; e chi, come Oprah Winfrey, ha sostenuto l’amica Gayle King nella scelta di fare il lancio.
Ma c’è anche chi, come Emily Ratajkowski, si è detta disgustata da questa iniziativa, sostenendo che le risorse investite potevano essere devolute all’ecologia e ha trovato di cattivo gusto la crew totalmente al femminile: “Pensare a quante risorse sono state impiegate per portare queste donne nello spazio”, chiedendosi: “Per cosa? Qual era il marketing?”
È evidente che l’iniziativa di Jeff Bezos fosse totalmente di marketing. Non sappiamo quanto sia ben riuscita, ma ciò che è evidente è che i viaggi nello spazio sono una realtà in espansione, e cresceranno sempre di più.
Se il turismo spaziale è nato con una visione, è probabilmente vicina a quella di Elon Musk, creare una sorta di pionieri e conquistatori di una frontiera che non è più l’Ovest americano, conteso tra indiani e cowboy, ma lo spazio più profondo e la conquista di Marte. A questo si somma anche una sorta di catastrofismo, dovuto al deteriorarsi della qualità della vita sulla Terra per colpa dell’uomo: l’inquinamento, il surriscaldamento globale, la riduzione delle risorse, la perdita di biodiversità e il sovrappopolamento.
Serve un piano per permettere all’umanità di vivere. Sarebbe più logico e semplice cambiare metodi di produzione, puntare sulle risorse più sostenibili e invertire la rotta. Ma alla fine, se ti puoi permettere un nuovo pianeta da colonizzare, perché no? Ricordate il finale di Don’t Look Up di Adam McKay?
Che sia nato da una spinta di conquista o catastrofista, quello che Blue Origin promuove è un turismo spaziale di divertimento, dove le persone possono stare pochi minuti nello spazio (il gruppo della New Shepard c’è rimasto 11 minuti), fare voli suborbitali e orbitali intorno alla Terra, per dire di averlo fatto e mostrare i video agli amici. Se si digita space travel o space tourism, compagnie come Blue Origin, ma anche Virgin Galactic e SpaceX, promuovono pacchetti di questo tipo, al modico prezzo di 125.000 dollari ed oltre. Per abbattere i costi servirebbero più infrastrutture e tecnologia più economica.
Per chi non è così benestante, ci sono poi i viaggi con i palloni aerostatici a gravità zero, decisamente meno costosi. Il mercato globale del turismo spaziale sta salendo alle stelle, con decine di aziende che ora offrono prenotazioni per qualsiasi cosa: dai viaggi in mongolfiera a pressione zero, ai campi di addestramento per astronauti, ai voli simulati a gravità zero.
Anche il cinema ha contribuito alla creazione di quest’immaginario: se pensiamo ad Alien, dove ci viene presentato un futuro in cui gli astronauti sono dei normali camionisti; agli improbabili astronauti di Space Cowboys, ex piloti anziani che però salvano la Terra, dimostrando che lo spazio può essere luogo anche per chi non è più giovane; ai trivellatori di Armageddon – Giudizio finale, alla famiglia di Lost in Space, o ai normali neo-coloni di The Passenger.
Insomma, finché l’uomo non conquisterà lo spazio, almeno può passarci le vacanze!