"Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" di Rolf De Heer

E' un cinema pericoloso quello di Rolf De Heer, uno sguardo fortemente ambiguo che uccide sistematicamente il cinema, mortificandolo.

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E' un cinema pericoloso quello di Rolf De Heer, uno sguardo fortemente ambiguo che uccide sistematicamente il cinema, mortificandolo. Il vecchio che leggeva romanzi d'amore parte come trasposizione di un testo di Sepulveda, per mimare un continuo spostamento (come appunto accade nel testo stesso) che porta il protagonista prima a sodalizzare con gli indios con cui vive, per poi immergersi nella lettura di poesie d'amore che gli porta il suo dentista. Manca in modo sempre più preoccupante il cuore nel cinema del regista, che filma il suo Bolìvar (appunto il protagonista) sempre con l'atteggiamento cattedratico di chi guarda i suoi personaggi dall'alto in basso, calandoli per l'appunto in una costruzione che, pur non distaccandosi nemmeno un istante dal testo originario, riesce a mostrare l'insana ambizione di trattare ancora il cinema da strada (lo spostamento fisico del protagonista lungo la battuta di caccia, che prelude appunto ad un bilancio della propria vita), come peraltro nell'osceno The Tracker, in cui appunto De Heer saccheggia senza pietà lo schema esteriore di un certo cinema, senza afferrarne mai però il vero spirito. E' per questo allora che anche in questa sua ultima opera vi sia un continuo rinvio ad elementi di cui pure si parla (l'amore, il viaggio, la scoperta di sé), per poi rimandarli continuamente, senza avere il minimo coraggio di affrontare davvero il set evocato, e l'incontro tra il vecchio e la parola poetica. Da questo punto di vista infatti il verbo scritto che inonda l'opera (altro segno asfittico della scrittura di Sepulveda) non fa altro che trasformarsi in parola, in segno appunto verbale, lasciando così che la visione si annodi su se stessa, in preda ad un annichilimento che distrugge anche il possibile melò (il rapporto tra Bolìvar e la giovane prostituta), come peraltro accadeva in Bad Boy Bubby, altro modello irraggiungibile di cinismo programmatico mosso da un regista senz'anima.

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The old man who read love stories


Regia: Rolf De Heer


Soggetto: Luis Sepulveda, tratto dal suo romanzo omonimo


Sceneggiatura: Rolf De Heer


Fotografia: Denis Lenoir


Musiche: Graham Tardif


Montaggio: Tania Nehme


Scenografia: Gil Parrondo, Pierre Voisin


Interpreti: Richard Dreyfuss (Antonio Bolìvar), Timothy Spall ( Luis Agalla), Hugo Weaving (Rubicondo), Cathy Tyson ( Josefina), Victor Bottenleby (Nushino), Federico Celada (Juan), Luis Hostalot (Manuel), Guillermo Toledo (Onecen)


Produzione: FILDEBROC, MAGNETIC HALL, ODUSSEIA FILMS, SOCIEDAD KINO VISION S.L., VERTIGO PRODUCTIONS PTY.LTD


Distribuzione: Fandango


Durata: 111'


Origine: Australia/Francia/Olanda/Spagna, 2002

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