Il viaggio degli eroi, di Manlio Castagna

L’Armata Brancazot è campione del mondo nel 1982, contro tutti i pronostici. Doc in undici livelli da superare per diventare mito, con la partecipazione di Marco Giallini. Emozionante

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L’Armata Brancazot divenne campione del mondo nel 1982, contro tutti i pronostici, sbeffeggiata dalla stampa e da mezza Italia, realizzando una delle imprese sportive nazionali più amate e insperate di sempre. Undici tappe raccontate dalla voce appassionata e coinvolgente di Marco Giallini, undici livelli da superare per diventare mito, per scoprire che 11 calciatore a contendersi palla sono sempre più della somma delle parti.

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C’è tutto in questa storia: orgoglio, caparbietà, dignità, riscatto. C’è la pipa di Bearzot, che nel suo fornello bruciava tutte le amarezze e cattiverie inferte. La stessa pipa che il Presidente Sandro Pertini utilizzava per incensare il suo spazio d’azione, rassicurando il Paese che non c’era proprio più modo di essere ripresi.

L’autore Manlio Castagna, sceneggiatore, regista, critico cinematografico, scrittore e da vent’anni nell’organizzazione del Festival di Giffoni, realizza un bel lavoro su una delle pagine più coinvolgenti della storia recente, in cui si compie un’impresa ineguagliabile capace di risollevare l’umore e le passioni di un Paese in gravissima crisi sociale ed economica.

Documentario costruito ovviamente con le immagini di repertorio e le interviste ad alcuni protagonisti in campo e non solo. Tra le altre, bella la testimonianza della figlia di Bearzot, Cinzia, la quale ricorda che al funerale, uno dei suoi calciatori, Bruno Conti, terminò l’intervento in chiesa, dal pulpito, con un perentorio “Ciao papà”. Tra le varie scene emblematiche entrate nel patrimonio indiscusso dell’immaginario collettivo, una sembra apparentemente meno iconica di tante altre ma probabilmente regala le stesse emozioni: Bearzot, al termine della gara contro il Brasile, viene braccato dai giornalisti per le prime parole a caldo dopo il capolavoro compiuto, gli stessi giornalisti feroci detrattori del “vecio”, ma lui viene risucchiato quasi magicamente nel tunnel degli spogliatoi, nel suo habitat naturale, in quel tunnel in cui le storie memorabili possono nascere solo da un binomio fantastico, coerenza/incoerenza: scommettere su Paolo Rossi, dopo gli anni di calcio scommesse e lasciare a casa il capocannoniere Pruzzo o il fantasista richiesto dagli italiani, Beccalossi, tanto per intenderci. La radio sul comodino con Enrico Ameri racconta un’altra storia, fatta di onde gravitazionali, di onde immaginifiche, di filastrocche rese poesia pura: Zoff, Gentile, Cabrini, respiro, Oriali, Collovati, Scirea, pausa, Conti, Tardelli, Rossi, respiro, Antognoni, Graziani. E poi, Bergomi, ancora Marini, infine Altobelli… Non ci prendono più. Al pari con la donzelletta vien dalla campagna…

Quindi nel vortice di quel tunnel Bearzot si fa innovatore rampante, muovendo le labbra in trance come se boccheggiasse in un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato in tanti, convergendo per poi salire, senza colpo ferire, in fondo, sull’italico e proverbiale carro dei vincitori. Ecco cosa resta, oltre il trionfo, la magmatica euforia in ogni dove, resta ed emerge la lezione sul futuro che non può essere mai anticipato univocamente. Certo in questo lavoro manca tutta la parte più torbida che ha caratterizzato l’avventura spagnola, tra cui le accuse di doping venute fuori dopo la notte del Bernabeu. Allora Gianni Minà si fa testimone lucido e profetico, anticipando l’inaspettata cavalcata trionfale, a prescindere : “A me piace Enzo Bearzot, perché sbaglierà sicuramente meno di quanto sbaglieranno i suoi critici…”. Tre volte Nando Martellini ci ricorda chi siamo e chi siamo stati, almeno sul rettangolo verde. Perché ripetere tre volte? Sì, perché è il terzo mondiale vinto, ma perché occorre una certa distanza tra le prime due vittorie, 1934 e 1938, e l’ultima, appunto, quella del 1982, occorre che le prime due volte siano sufficientemente estranee a questa, e il loro accostamento discretamente insolito, perché l’immaginazione sia costretta a mettersi in moto e a rendere il viaggio ineguagliabile.

 

Regia: Manlio Castagna
Interpreti: Marco Giallini, Dino Zoff, Claudio Gentile, Antonio Cabrini, Giancarlo Antognoni, Giuseppe Bergomi, Gabriele Oriali, Bruno Conti, Cinzia Bearzot, Federica Cappelletti, Gianluca Vialli, Roberto Mancini
Distribuzione: Altre Storie
Durata: 75’
Origine: Italia, 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
1 (2 voti)
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