"Immaturi – Il viaggio", di Paolo Genovese
Dalla notte prima degli esami a quella dopo, i liceali degli anni ’80 di Fausto Brizzi e la loro versione (im)matura raccontata da Paolo Genovese hanno un’analoga capacità di tratteggiare caratteri subito familiari, simpatici, come non accadeva dalle commedie del decennio a cui entrambi gli autori si richiamano esplicitamente. Sull'onda del "nostalgia movie" Genovese dà vita a una commedia sentimentale che entra in rapporto dialettico con l'episodio precedente, rifefinendo equilibri e bilanciando un registro comico affidato a Bova/Memphis/Mattioli con quello più intimo dei bravi Kessisoglu e Caprioli
Intanto per un’analoga capacità di tratteggiare caratteri subito familiari, simpatici, come forse non accadeva dalle commedie di quel decennio a cui entrambi i film – e gli autori – si richiamano esplicitamente.
Con le spensierate comitive vanziniane dei Sapore di mare le opere di Brizzi e Genovese condividono quella medesima natura di “nostalgia movie”, che l’ondata natalizia ha riportato prepotentemente in auge, dalle rêverie alleniane, al ritorno a Cortina dei fratelli Vanzina.
E se la commedia di Brizzi si immergeva completamente nel vintage, Genovese convive col desiderio di recuperare quegli anni e l’impossibilità di farlo davvero. Immaturi – Il viaggio sembra vivere nel passato forse ancor più del primo film, costruito com’è attorno a un evento “fantasma”, quel viaggio punto limite dell’adolescenza mai vissuto e quindi motore scatenante di una serie di alternative su scelte esistenziali.
Superato il tema della maturità scolastica, con un iter in un certo senso obbligato di situazioni e battute, Genovese può utilizzare i suoi ex liceali per una commedia sentimentale corale avvicinandosi – nuovamente – ai progetti di Brizzi, alle ronde amorose che vedono maschi e femmine su schieramenti opposti.
Lo scenario dell’isola greca di Paros funziona così per disattendere le aspettative: luogo e contenitore unico di personaggi (“pochi passi sul pontile è già finire intrappolati” canta Daniele Silvestri in Il Viaggio, il brano che subentra all’Immaturi di Britti del primo film), in realtà tradisce l’idea di una nuova riflessione sul gruppo per raccontare percorsi individuali: lo dice anche la Francesca di Ambra Angiolini «Pensavo fossimo venuti per stare insieme e invece ognuno è venuto per stare per fatti suoi». E se l’ex ninfomane del primo episodio viene lasciata da sola a rimuginare sul suo conflittuale desiderio di indipendenza e una malinconia profonda per la vita da comitiva dei vent’anni, gli altri personaggi vengono tutti ridisegnati: Genovese entra in un rapporto dialettico col primo Immaturi, ridefinendo equilibri e creando nuove accoppiate, assegnando ai vari interpreti un registro differente, da quello più prettamente comico per Memphis, Mattioli e Bova, a quello, più drammatico, affidato ad Anita Caprioli e Paolo Kessisoglu, che da personaggi secondari diventano protagonisti della storia più riuscita, in cui l’esperienza sentimentale oscilla tra i poli della virtualità seducente e superficiale – lo scambio di sms con la sconosciuta – e la concretezza della realtà, che irrompe con la malattia.
In mezzo ci sono le avventure semiserie di Luca Bizzarri, sempre alle prese con bugie e vite “alternative” e i non detti della coppia tra tradimenti e perdoni che incrociano le traiettorie di Memphis-Bobulova e Bova-Ranieri, raccontati con una scrittura sempre attenta alla leggerezza ma non banale, anche grazie alla perfetta integrazione del gruppo di interpreti, davvero coinvolgenti nel dar vita a un air de famille necessaria all’operazione nostalgia di Genovese.
Regia: Paolo Genovese
Interpreti: Raoul Bova, Ricky Memphis, Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Barbora Bobulova, Anita Caprioli, Luisa Ranieri, Maurizio Mattioli
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Medusa
Durata: 100'