"Immortal ad vitam", di Enki Bilal

L'imponenza dell'opera, l'irrapresentabilità delle vignette, colme di personaggi immersi in un delirio pittorico, il necessario e meritevole tradimento dei personaggi: Bilal resta schiacciato dai trasposti meccanismi da lui stesso creati.

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Il mezzo è il messaggio, un fumetto adattato al cinema può rimanere un fumetto adattato al cinema ed anche un nome autorevole come Enki Bilal può farsi schiacciare. Dai trasposti meccanismi da lui stesso creati. Dal sottinteso fraintendimento francese per cui ai kolossal made in Usa si debbano opporre materiali doc, anche se di fatto ne citano o copiano gli stilemi, di nobile provenienza letteraria. Inattaccabile sarà sembrata allora l'operazione Immortal ad vitam, forte della presenza in macchina del suo creatore primigenio, gigante slavo-francese del fumetto mondiale che dalle tavole della trilogia di Nikopol (La Foire aux Immortels del 1980, La Femme Piège del 1986 e Froid Equator del 1993) ha tratto la sua terza fatica per il grande schermo dopo Bunker Palace Hotel (1989) e Tykho Moon (1996). E di fatica vera deve essersi trattato, vista l'imponenza dell'opera, l'irrapresentabilità delle vignette, colme di personaggi immersi in un delirio pittorico, il necessario e meritevole tradimento dei personaggi. Nikopol non è più quindi un pacifista disertore, bensì un ex ibernato per atti sovversivi i cui pensieri continuano ad apparire minacciosamente nei cieli di New York. Il dio Horus, privo dello spirito di vendetta presente nei comics, ha il solo desiderio di trovare la misteriosa Jill, prima di essere condannato a morte dai suoi pari per tradimento, per poter ingravidarla tramite Nikopol e poter così tramandare la divinità della specie. Sono forse i siparietti tra gli "sdoppiati" Horus e Nikopol l'elemento più insolito del film, uniti in una biunivocità di trasparenza materica che infonde leggerezza ad una struttura di per sé gravosissima. Come la gamba di ferro posticcia che il dio del Sole dalla testa di falco forgia per il suo corpo eletto da un binario ferroviario. Per il resto solo una sana coscienza della ripetizione come utilità semantica può aiutarci: altrimenti né l'armamentario cyberpunk condito in salsa 3D, né la contaminazione un po' wendersiana con atmosfere hard-boiled, né i rimandi fantasy alla mitologia egizia (gli dei del film non sono assetati di potere e doppiogiochisti come nel fumetto ma restano solenni persino in una partita di Monopoli), né scenari apocalittici dove dominano imperi del male che sfruttano a fini politici le potenzialità nefaste della scienza riescono a scuoterci dalla poltrona. Per chi vuole ripassarsi Metropolis, Blade Runner, Akira, The Million Dollar, Hotel e Il quinto elemento la visione è decisamente consigliata.

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Titolo originale: Immortel ad vitam
Regia: Enki Bilal
Interpreti: Linda Hardy, Thomas Kretschmann, Charlotte Rampling, Frédéric Pierrot, Thomas M. Pollard, Yann Collette
Distribuzione: Medusa


Durata: 105'
Origine: Francia, 2004


 

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