Imprint, il perturbante secondo Miike


In occasione della programmazione romana dell'inedito Yatterman (presso il cineclub Detour), proponiamo uno dei culti del giapponese Takashi Miike. L’episodio girato da Miike, per la serie televisiva ‘Masters of Horror’, è il discusso Imprint; Sulle tracce del terrore nella versione italiana.

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In occasione della programmazione romana dell'inedito Yatterman (presso il cineclub Detour), proponiamo uno dei culti del giapponese Takashi Miike. imprintL’episodio girato da Miike, per la serie televisiva ‘Masters of Horror’, è il discusso Imprint; Sulle tracce del terrore nella versione italiana.
Discusso perché considerato, all’interno della serie, quello con le immagini più disturbanti ed estreme ed in virtù di questo non trasmesso dalla tv americana. Il film è, però, anche ritenuto uno dei migliori, se non il migliore, dell’intera operazione.
La rappresentazione dell’orrore è potente e forse lo è ancora di più perché strisciante; s’insinua lentamente e altrettanto lentamente cresce, aumentando sempre di più, fino all’esplosione finale. Veniamo introdotti poco alla volta nel turbine del Male che ci avvolgerà fino alla fine. Il Male rappresentato, però, non ha in fondo nulla di demoniaco o soprannaturale, è molto umano e perturbante, proprio nell’accezione dell’incontro tra familiare e spaventoso. Sin dalle prime immagini sappiamo di trovarci in un luogo “malato” ma, come il protagonista, non abbiamo idea di ciò a cui andremo incontro.
Noi arriviamo con Christopher, in cerca della donna amata, sull’isola «abitata solo da demoni e puttane» e ascoltiamo con lui il racconto della prostituta conosciuta per caso. La storia si compone un tassello alla volta, perché la ragazza nasconde la verità fino alla fine, racconta delle mezze verità, che poco a poco prendono forma. Le varianti della vicenda sono almeno tre e, un po’ alla Rashomon di Kurosawa, ogni volta le carte vengono rimescolate, con la differenza che qui, tra una versione e l’altra, ci avviciniamo sempre più alla rivelazione finale. Con l’avanzare della verità entriamo in un labirinto di terrore sconvolgente, che non può lasciare indifferenti neppure gli spettatori horror più incalliti. Miike è del resto un cineasta da sempre avvezzo a una rappresentazione estrema della violenza umana, accompagnata spesso – come in questo caso – da splendide immagini ricche di colori sgargianti e visioni poetiche, come le girandole mosse dal vento.

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