In grazia di Dio, di Edoardo Winspeare
C'è una storia dietro In grazia di Dio ma potrebbe essere anche un documentario intimo, che porta sullo schermo anche quelli che potrebbero essere brani di vita vissuta. C'è dentro la vita di tutti i giorni, la crisi economica ma anche l'incanto di una favola arcaica, dove la sacralità della terra rimanda a un tempo lontano, magie di un cinema che va sempre oltre quello che mostra
Si può raccontare la crisi economica dell'Italia partendo dalla terra, il Salento e da una storia generazionale di quattro donne? E si può andare oltre quello che si racconta facendo emergere un universo arcaico e magico? Il cinema di Edoardo Winspeare diventa ancora una volta ipnotico, crea nuovamente miracoli (quasi dal suo film omonimo del 2003) in In grazia di Dio, trascina dentro il proprio universo composto ancora una volta da un paesaggio in cui si sente la fisicità del luogo, da una lingua, il dialetto, che crea quasi un suo ritmo sonoro, lo stesso delle scansioni musical di Sangue vivo. Protagoniste sono una madre, due figlie e una nipote che dopo il fallimento della loro impresa familiare e il pignoramento della loro abitazione, decide di trasferirsi in campagna e vivere barattando i prodotti della terra. Lì scoprono un nuovo modo di vivere e rimettono in discussione le proprie relazioni affettive.
C'è una storia dietro In grazia di Dio ma potrebbe essere anche un documentario intimo, ennesima dimostrazione che la finzione e la realtà possono fondersi e perdere i loro precisi connotati come ha dimostrato ultimamente l'ottimo lavoro di Alberto Fasulo, Tir, che ha vinto l'ultimo Festival di Roma. Winspeare porta sullo schermo momenti che sembrano brani di vita vissuta, come dimostrano anche gli scontri tra Adele e Lina, interpretate da Celeste Casciaro (moglie di Winspeare) e Laura Licchetta, madre e figlia anche nella vita vera.
Ma l'ultimo lavoro di Winspeare possiede un calore contagioso che, anche nei suoi 127 minuti, lascia entrare anche all'interno di incroci sentimentali con un'immediatezza sorprendente che possono manifestarsi sotto forma della semplicità, della paura, della durezza, esemplificate nelle storie d'amore della madre, della figlia e della nipote. Inoltre entrano in gioco tutti i suoni e tutti i colori della terra. La sua inviolabilità e sacralità è evidente nella scena in cui la famiglia rifiuta di vendere la terra a un uomo venuto dal Nord, in un momento in cui il modo losco in cui sta per essere fatto l'affare riporta alle zone noir del sottovalutato Galantuomini.
C'è la dura vita di tutti i giorni in In grazia di Dio ma c'è anche il doppio film, quello che scorre parallelo e ha l'incanto della favola evidente nel'immagine delle quattro protagoniste riunite in un'unica immagine, quasi una specie di frammento impazzito di 'Piccole donne' o la scena del matrimonio, esaltante nella gioia che emana, o anche tutto il rapporto tra Adele e Stefano, esplosivo nella scena di un inseguimento in macchina. Quelle magie di un cinema che va oltre quello che mostra ed è sempre capace di sorprendere.
Regia: Edoardo Winspeare
Interpreti: Barbara De Matteis, Laura Licchetta, Gustavo Caputo, Celeste Casciaro
Origine: Italia, 2014
Distribuzione: Good Films
Durata: 127'