In memoria di George A. Romero

I film sono il messaggio. La potenza evocativa delle immagini è un pugno in faccia, schiaffo alla morale. In your face. Inequivocabile, impossibile da fraintendere tanto nel 68 quanto nel 2005

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“Dev’essere l’istinto… Il ricordo di quello che erano abituati a fare. Era un posto importante quando erano vivi.”

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Le parole ormai servono a poco; anzi, è probabile che non servano più a niente. Stanchi e spossati di fronte a un necrologio, l’ennesimo, ci ritroviamo ad accettare il fatto che i volti e i nomi del cinema che abbiamo amato e con il quale siamo cresciuti stanno scomparendo, e questo non è altro che il corso naturale degli eventi. Ritrovarsi a scrivere un ricordo, un omaggio o un profilo sull’ennesimo artista defunto è un’impresa ardua; del resto, tutto quello che c’è da sapere su George A. Romero lo potete trovare in rete, in uno qualsiasi dei coccodrilli pubblicati nelle ultime ore. Tutti giusti, tutti veri: Romero papà degli zombi, Romero precursore dell’horror moderno, Romero regista politico e sociale.

Il punto allora non è tanto quello di trovare una chiave di lettura inedita e sconvolgente oggi, a quasi mezzo secolo di distanza da La notte dei morti viventi, quanto semmai preservare la memoria di questo cinema e far sì che – davvero – non muoia. Altro che zombi: l’opera di Romero deve rimanere viva ed eterna, e questo adesso deve essere compito innanzitutto tuo, caro Lettore. Specialmente Tu, che magari sei uno spettatore più giovane e con meno visioni alle spalle, e che per ragioni anagrafiche hai visto in sala o in dvd L’alba dei morti viventi del 2004 ma non Zombi del 1978. Tu che forse hai giocato a tutti i Resident Evil, e hai visto tutte le stagioni di The Walking Dead ma non Il giorno degli zombi del 1985, forse perché non ne hai mai sentito parlare, forse perché – a naso – ti è sembrato vecchio, quindi noioso. Nessuno può sentirsi in diritto di fartene una colpa, anche se l’arroganza e la saccenza di certa comunità social-cinefila a volte fa venire voglia di mollare tutto. Dimentichiamo questo, dimentichiamo ciò che è stato e concentriamoci sul presente, perché nessuno ti è superiore soltanto perché ha visto di più, o meglio, o prima.

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Però adesso non ci sono più scuse per rimandare, adesso tocca a Te. Romero, 20046309_10155398934706977_6244715259291028297_ndicevamo: ricordi? Ecco, se oggi possiamo parlare di un certo cinema dell’orrore alla stregua di qualsiasi altro genere, senza distinzioni tra serie A, B, o Z, sappi che il merito è di George Romero. Non soltanto suo, ma anche suo. Immagina un passato in cui l’horror era ancora legato prevalentemente a un immaginario gotico classico, quello dei mostri della tradizione letteraria europea come Dracula e Frankenstein, quello dei miti del folklore e della tradizione, quello degli esseri provenienti da altri pianeti. Una minaccia esterna, lontana dal nostro mondo e dai nostri affetti. Immagina invece come, parallelamente al percorso di una società che stava cambiando a passo da gigante, l’horror abbia cominciato a spostare il proprio baricentro su un disagio molto più vicino alla realtà di tutti i giorni. Insidiandosi dentro le nostre case e non più nei castelli diroccati della Transilvania; dentro le nostre famiglie, dentro la nostra vita quotidiana, mettendo in risalto tutto quello che fino a quel momento si preferiva nascondere sotto il tappeto. Ecco, se riuscirai a renderti conto della portata di questo cambiamento, allora capirai perfettamente quale fu l’importanza del cinema di Romero e, soprattutto, l’eredità incommensurabile che ha lasciato per chi sarebbe venuto poi. Si parla molto spesso di come, a partire dalla fine degli anni Sessanta, l’horror sia diventato uno strumento per veicolare un messaggio, ma nel caso di Romero questo non è del tutto esatto. Sarebbe più corretto dire i suoi film stessi erano (anzi, sono) il messaggio. La potenza evocativa delle sue immagini è un pugno in faccia, uno schiaffo alla morale. In your face. Qualcosa di inequivocabile, impossibile da fraintendere, tanto nel 1968 (La notte dei morti viventi) quanto nel 2005 (La terra dei morti viventi), capace quindi di parlare del Vietnam e delle macerie post 11 Settembre, del razzismo e del fallimento degli steccati (fisici, ideologici..).

george-romero-560Se in questi giorni hai già letto qualche articolo commemorativo in sua memoria, sono sicuro che ti sarai appuntato tutti i titoli da vedere. Non lasciartene sfuggire nessuno, mi raccomando, è importante. Ma se stai leggendo da uno smartphone, com’è probabile che sia, allora non perdere per nessun motivo al mondo Diary of the Dead, e sono sicuro che guardandolo capirai perché. È di appena dieci anni fa, ma sono sicuro che se Romero lo avesse realizzato oggi, nel 2017, sarebbe venuto fuori un film molto diverso… Ma ugualmente immenso. Insomma, tutto quello che è stato fatto, è stato fatto anche affinchè tu potessi vedere, e quindi capire. Adesso tocca a Te. E come diceva sempre George: stay scared.

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