In nome di mia figlia – Vincent Garenq racconta la storia di André Bamberski

Vincent Garenq torna con In nome di mia figlia a raccontare un caso di cattiva giustizia, portando al cinema la clamorosa storia di André Bamberski. Il film, distribuito da Good film esce il 9 giugno.

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Vincent Garenq torna con In nome di mia figlia a raccontare un caso di cattiva giustizia, portando sul grande schermo la clamorosa storia di André Bamberski, un uomo che per trent’anni ha lottato contro tutti per trovare giustizia dopo la morte misteriosa di sua figlia: “Il libro scritto da  Bamberski è stato il mio primo approccio alla storia.” ammette il regista “E’ una vicenda molto cinematografica, molte delle scene nel film sono prese intatte dal libro. Non ero interessato a raccontare un altro caso di cattiva giustizia. Io volevo raccontare questa figura di padre, la sua ostinazione e forza nel portare avanti questa battaglia, di questa lotta che quasi diventa follia.Dalla pellicola esce con forza l’immagine di questo uomo determinato a tutto pur di lottare in nome di sua figlia.”Il vero Andrè ha un carattere molto forte, è un contabile, un uomo molto pratico e rigoroso. Anche nelle conversazione che abbiamo avuto durante la preparazione del film, si vedeva come la sua attenzione fosse legata al dossier che aveva messo insieme sul caso. La sua ostinata determinazione e la sua voglia di avere sempre ragione probabilmente, difetti nella vita reale, sono state qualità che lo hanno fatto arrivare fino in fondo nella ricerca della verità.Al pubblico internazionale, che non conosce il clamore nato intorno alla vicenda raccontata, alcuni elementi della storia risultano davvero difficili da comprendere. Ecco, dunque, che Garenq prova a fare chiarezza:”La vicenda di Bamberski è diventato un caso internazionale perchè il dottor Krombach era una figura di spicco nella comunità di Lindau, una piccola cittadina della Baviera. Molti ancora oggi credono nella sua innocenza, nonostante i suoi crimini siano stati svelati. Questa posizione di forza, gli errori fatti durante l’indagine preliminare uniti alla tendenza del sistema giudiziario tedesco di proteggere i propri cittadini nei casi internazionali hanno creato i problemi di Andrè. Oggi Andrè gestisce, infatti, un’associazione per aiutare le persone in difficoltà con la giustizia tedesca.Il film si appoggia molto sull’interpretazione di Daniel Auteul, scelta vincente del regista:”Io ho subito pensato a Daniel Auteuil come protagonista, un attore che ammiro dai tempi di Un cuore d’inverno. Quando ha deciso di prendere parte al film è stato tutto molto più facile. Lui sul set è incredibile, una persona molto semplice che lega subito con tutti. Non ha una preparazione maniacale, si concentra al massimo nel momento delle riprese, regala grandi performance e nel momento che si chiude torna subito Daniel. La sua prova è stata incredibile soprattutto perchè ha donato al personaggio quel pudore che è la caratteristica più concreta del vero Andrè Bamberski. Lo stesso Andrè è rimasto entusiasta e commosso della prova di Auteuil e del film, i suoi complimenti me li porterò dentro per sempre.” La pellicola racconta una storia scomoda e poco edificante per le istituzioni francesi e tedesche che, infatti, hanno avuto un rapporto ambiguo con la produzione.In Francia, nonostante non abbiamo avuto alcun problema per i finanziamenti pubblici, abbiamo avuto il divieto di girare all’interno dei tribunali. Il sistema francese è ancora scottato da questa storia. Ci sono state varie dichiarazione di magistrati e procuratori a favore dell’impegno di Bamberski, gli hanno riconosciuto la forza di aver lottato per sua figlia. Purtroppo, come immaginavo, queste parole sono state dette a favore della stampa, visto che durante le riprese il Ministero di Giustizia non ci ha dato alcun supporto. Per quanto riguarda la Germania, invece, mentre non abbiamo avuto ostacoli da parte delle istituzioni, è stato praticamente impossibile trovare una co-produzione.”

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