IN ORDINE DI SPARIZIONE. Intervista esclusiva a Hans Petter Moland

hans petter moland

Sentieri Selvaggi intervista in esclusiva il norvegese Hans Petter Moland, regista del noir tragicomico In ordine di sparizione, in concorso all'ultima Berlinale 64 e ora in sala in Italia per Teodora Film. Questa "fiaba western sotto la neve" è la quarta collaborazione tra il cineasta e la superstar svedese Stellan Skarsgård

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hans petter molandSentieri Selvaggi intervista in esclusiva il norvegese Hans Petter Moland, regista del noir tragicomico In ordine di sparizione, in concorso all'ultima Berlinale 64 e ora in sala in Italia per Teodora Film.

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L’ambientazione tra la neve de In ordine di sparizione sembra giocare un ruolo piuttosto importante, perché?

In questo film sono molto importanti i dettagli che descrivono l’ambiente in cui vive Nils, il protagonista interpretato da Stellan Skarsgård. Volevo far percepire molto chiaramente lo scenario che lo circonda e volevo che questo scenario fosse unico. Nella neve l’incedere di Nils non viene disturbato dai rumori della normale vita di tutti i giorni e tutto ciò conferisce alla storia anche una sorta di chiarezza. L’ambiente dove Nils vive, riflette il suo mondo interiore, la sua soggettività. In ordine di sparizione è come una fiaba, è la storia di un uomo che ha un lavoro a cui tiene, un uomo che viene persino eletto cittadino dell’anno, ogni giorno è lui che, con le sue macchine per spalare la neve, “ritrova” per gli altri la strada. Poi improvvisamente l’omicidio del figlio cambia tutto e Nils raggiunge il punto più profondo della sua umanità o, meglio, da un altro punto di vista, sprofonda nella mancanza di umanità. Nils diventa quasi come un animale selvaggio. Volevo che questo animale appartenesse appunto ad un mondo dall’aspetto selvaggio, proprio come in una fiaba.

Nel film drammaticità e ironia nera scivolano l’una nell’altra, in un continuo cambio di registro…

Il tentativo di fondere dramma e ironia insieme è il modo in cui, nella mia carriera, ho sempre affrontato tutti miei film. In questo modo mi sento libero dalle limitazioni del genere. Credo che in ogni dramma ci sia anche qualcosa di umoristico e che nelle situazioni comiche ci sia qualcosa di drammatico. In questo film ho cercato di essere più libero possibile, non volevo avere alcuna limitazione. Ecco perché nel dramma più cupo, nella sofferenza più profonda, si aprono squarci di humour. Nils è un uomo che non riesce a sopportare il fardello della sofferenza e per questo si porta via le vite di chi ha sconvolto la sua esistenza. Ma nel bel mezzo della drammaticità di questa storia si aprono momenti comici e ironici, basta guardare il mondo dei gangster popolato da “Il conte” e dai suoi scagnozzi. Credo che la vita sia fatta così e in questo film volevo raccontare la vita, con le sue assurdità e i suoi dolori. Ho cercato quindi di attraversare diversi generi senza appartenere a nessuno di essi…

Il finale fa pensare ad un western, un western nella neve.

Si, per tornare a quanto ho già detto a proposito della fiaba, molti western in qualche modo sono delle fiabe. Oltre al finale, quella de In ordine di sparizione è come una città di frontiera e il personaggio di Stellan Skarsgård è in un certo senso un pioniere.

Gli effetti sonori sembrano giocare un ruolo molto importante nel film, perché?

Nella neve gli effetti sono amplificati, volevo che spettatore avesse la sensazione di essere dentro al film, quindi ho voluto far sentire distintamente il respiro nel freddo, i passi nella neve… Attraverso la tessitura sonora del film ho anche cercato di descrivere la solitudine in cui vive il protagonista, con ad esempio il respiro di Nils che diventa l’unica “voce” nella vastità dello scenario in cui è ambientata la storia.

Questo è il quarto film insieme, come è nata la collaborazione con Stellan Skarsgård?

Sì, In ordine di sparizione è il quarto film che faccio con Stellan Skarsgård. E’ una collaborazione iniziata circa 20 anni fa, con Zero Kelvin. Quando abbiamo girato Zero Kelvin, Stellan era già una star, aveva già vinto a Berlino, per me invece era solo il secondo film, ma abbiamo fin da subito trovato una grande complicità, lui è stato molto generoso, ha condiviso la sua esperienza non soltanto con me, ma anche con gli attori. Così siamo diventati amici ed entrambi, nel tempo, abbiamo cercato progetti da realizzare insieme.

Molti dei personaggi di In ordine di sparizione sono stranieri, cosa che viene sottolineata più di una volta.

La Norvegia, come molti altri paesi europei vive il problema dell’immigrazione. In Norvegia abbiamo quest’idea di un nemico che viene da fuori e che si prende il nostro Paese, portando droga e violenza. Ma forse non abbiamo ancora capito qual è la vera minaccia. In In ordine di sparizione ho cercato di giocare sui luoghi comuni che la nostra società ingenua e benevolente ha sul mondo criminale e sull’immigrazione. Poi ho voluto dare anche una mia risposta al problema della criminalità. E’ una risposta in chiave ironica, se essere gangster, come gli scagnozzi di Papa, il criminale interpretato da Bruno Ganz, vuol dire orari di lavoro lunghissimi, nessuna pensione né tantomeno vacanze, l’unica arma che abbiamo è allora mostrare che la vita può essere molto più semplice e divertente.

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