Incastrati. Stagione 2, di Ficarra e Picone

Rispetto alla prima stagione ci sono forse meno momenti esilaranti ma la delicatezza dell’argomento trattato la sposta verso la classica commedia all’italiana. Con molti momenti riusciti. Netflix

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La mafia è una montagna di stupidità. Parafrasando la famosa frase di Peppino Impastato, Ficarra e Picone impostano la seconda e ultima stagione della loro serie tv targata Netflix ridicolizzando e dissacrando il fenomeno mafioso. Si riparte dai quesiti irrisolti della prima stagione e in sei episodi di trenta minuti circa risolvono tutte le questioni rimaste in sospeso. Anche le scaramucce romantiche dei due protagonisti con le rispettive compagne Ester (Anna Favella) e Agata (Marianna Di Martino) troveranno una degna conclusione.

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La comicità del duo palermitano, davvero imbattibile in irresistibili scambi di freddure che ricordano quelle di Troisi-Benigni in Non ci resta che piangere, si arricchisce di diversi discorsi che riguardano molti aspetti della contemporaneità. La prima linea di approfondimento è la pervasività della serialità televisiva all’interno della quotidianità: Ficarra è un video dipendente che vive la sua esistenza da divorziato, chiuso in casa a seguire The Touch of the Killer e The Look of the Killer. Cita a memoria le battute del suo eroe, l’ispettore Jackson, e cerca di coinvolgere in questa insana passione anche il procuratore (Leo Gullotta). Robertino (un bravissimo Luca Morello), il figlio di Agata, segue la serie The Body Language e smaschera le bugie degli adulti studiandone la fisiognomica e i movimenti: di fronte agli occhi del bambino gli inganni e i tradimenti si rivelano in uno sguardo abbassato o in un tremore delle sopracciglia. Ma la vita reale è molto diversa da una serie TV. L’altro aspetto è la presa di posizione politica rispetto al fenomeno malavitoso: in questo Ficarra e Picone sono molto fermi. Non strizzano l’occhio, non si comportano in maniera ambivalente lasciando spazio all’indulgenza o alla semplificazione. Il potente monologo di Leo Gullotta nel finale sulle “teste di minchia che sognano di sconfiggere la mafia applicando la legge” è una citazione di un dialogo tra Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed è sulla stessa linea del finale de La mafia uccide solo d’estate di Pif: non si deve mai dimenticare chi ha dato la propria vita nella lotta contro la mafia, la presa di coscienza civile passa dai lenzuoli bianchi sventolati sui balconi a comportamenti individuali scevri da compromessi.

Rispetto alla prima stagione ci sono forse meno momenti esilaranti ma la delicatezza dell’argomento trattato sposta Incastrati 2 più verso la classica commedia all’italiana (Risi, Monicelli e soprattutto Germi) e verso un omaggio alla comicità fatta di frasi spezzate e tic corporei di Massimo Troisi. Da ricordare l’assalto della polizia al casolare dove è nascosto Padre Santissimo, girato come un western con la fotografia calda di Daniele Ciprì, e la parodia del duetto romantico tra Ester e Ficarra sulle note di Canzoni stonate di Gianni Morandi. Si rimane anche sorpresi da come il duo di comici palermitani abbia quasi saputo precorrere i tempi: i guai di salute di Padre Santissimo e il pedinamento del dottore per scovare il latitante hanno strette analogie con i fatti di cronaca recente che hanno portato alla cattura di Matteo Messina Denaro.

Se c’è un appunto da fare a questa seconda stagione è di non avere approfondito i personaggi femminili e di avere ripetuto certe situazioni/avvenimenti: i flashback su Cosa Inutile (Tony Sperandeo), i tentativi di suicidio al balcone, il figlio mammone allergico ai latticini, il giornalismo scandalistico e retorico, le scaramucce sentimentali tra le varie coppie. Sono sicuramente peccati veniali perché nel complesso Incastrati 2 rimane uno dei pochi prodotti seriali a coniugare intrattenimento e riflessione. Preferiamo questa ironia rispetto alla celebrazione autoassolutoria di certi prodotti di fiction televisiva che rimangono in zona neutrale. In Incastrati 2 la via è quella della satira dei costumi senza alcun compiacimento narcisistico. The touch of Ficarra e Picone.

 

Creata da: Salvo Ficarra, Valentino Picone
Regia: Salvo Ficarra, Valentino Picone
Interpreti: Salvo Ficarra, Valentino Picone, Marianna Di Martino, Anna Favella, Maurizio Marchetti, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Gino Astorina, Sergio Friscia, Filippo Luna, Domenico Centamore, Sasà Salvaggio, Luca Morello
Distrbuzione: Netflix
Durata: 30′ (1° ep.), 36′ (2° ep.), 40′ (3° ep.), 30′ (4° ep.), 38′ (5° ep.), 36′ (6° ep.)
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
Sending
Il voto dei lettori
4.57 (7 voti)
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