Inciampare nel filo logico delle cose. Un ricordo di Quino

Se ne è andato il 30 Settembre a 88 anni per un ictus il fumettista argentino. Col personaggio di Mafalda ha saputo raccontare con sarcasmo ed un pizzico di malinconia le inquietudini della società

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

A me il filo logico delle cose ha sempre fatto inciampare“, dice in una sua vignetta Mafalda a proposito della realtà del suo tempo, compressa da spinte totalitarie mascherate da ricerca d’ordine razionale. E chissà se Quino, pseudonimo di Joaquín Salvador Lavado Tejón, se ne è andato da questo mondo il 30 Settembre con la stessa pensata spensieratezza filosofica enunciata dal suo personaggio di fantasia più celebre. Ci ha sicuramente lasciato un uomo acuto, un umorista che nel corso della sua lunga carriera ha sempre saputo additare le contraddizioni della società mantenendo però allo stesso tempo lo sguardo lucido e innocente della bambina di sei anni disegnata nelle sue strisce. Si può allora essere indubitabilmente d’accordo con Daniel Jorge Divinsky, storico editore argentino che pubblicava gli albi di Quino fin dagli esordi, che ha commentato con questo tweet la sua scomparsa: “Lo piangeranno tutti gli uomini buoni, in Argentina e nel mondo“.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Quino, chiamato così in famiglia sin dalla nascita per distinguerlo dallo zio pittore e disegnatore pubblicitario Joaquín Tejón, era famoso in tutto il mondo e le sue vignette sono state tradotte 35 lingue. Il successo del fumettista è dovuto alle strip quotidiane dedicate per circa un decennio alla piccola ma emancipata infante Mafalda che serva all’autore per il racconto spesso amaro e malinconico della sua vita e quindi della nostra. Il personaggio ha una strana genesi: nato nel 1963 doveva infatti servire per pubblicizzare una marca di elettrodomestici, la Mansfield, il cui logo conteneva una M e una A che per contratto dovevano essere mantenuti nel nome del personaggio che l’avrebbe reclamizzato. Quino per disaccordi commerciali non fece quella campagna pubblicitaria ma gli restarono alcune vignette che l’anno successivo scelse di far apparire in tre strisce pubblicate da Gregorio, supplemento umoristico della rivista Leoplán. Su richiesta del direttore Julián Delgado inoltre anche il settimanale Primera Plana iniziò ad ospitare una strip inedita che, svincolata da obiettivi pubblicitari, presentava Mafalda come vera e propria protagonista. La simpatia riscossa da questa piccola peste che non aveva paura di denunciare le piccole grandi storture a cui assisteva fu immediato. Il 9 marzo del 1965 Quino termina la collaborazione con il settimanale e Mafalda passa sulle pagine dell’ancor più celebre quotidiano El Mundo. Per il Natale 1966 l’editore Jorge Álvarez pubblica il primo libro che raccoglieva in ordine cronologico le strisce fino ad allora apparse. La tiratura di 5000 copie viene esaurita in appena due giorni. In Italia apparve nel 1968, in un’antologia di Feltrinelli con testi letterari e disegni umoristici che si intitolava “Il libro dei bambini terribili per adulti masochisti“. Bompiani pubblicò poi il primo albo, col titolo “Mafalda la contestaria” con prefazione di Umberto Eco e seguita dall’entusiastico placet su vari settimanali dell’infaticabile Oreste Del Buono. Nel nostro Paese Mafalda ha sempre avuto una generosa accoglienza, sino ai nostri giorni: dal vignettista Mauro Biani dell’Espresso al Makkox di Propaganda Live che così l’ha ricordato proprio in occasione della morte fino a Concita de Gregorio che con queste parole ne aveva tratteggiato l’importanza in occasione del cinquantenario della prima pubblicazione: “Mafalda, per chi non lo sapesse, è argentina. Di origini andaluse, Spagna, italiana di adozione, ma argentina. Come Borges e Maradona, come il tango e il malcontento. Una bambina del Terzo Mondo, e noi qui dal Primo tutti a imparare da lei“.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE UNA SERIE TV DALL’8 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

All’apice del suo successo planetario però Quino, e precisamente a partire dal 25 Giugno 1973, abbandona la sua creatura più celebre per dedicarsi anche ad altri lavori: cartoon, disegni umoristici a tutta pagina, a volte a immagine unica e a volte suddivisi in sequenze con poche ma spesso addirittura nessuna parola, in omaggio alla tradizione del cinema muto la cui capacità di condensare in poche iconiche trovate il senso di una gag era per lui continua fonte d’ispirazione. In questi lavori della maturità arriva a perfezione la capacità di centrare con fulminea precisione i più diversi dilemmi esistenziali facendoli esperire a uomini qualunque in un vissuto quotidiano sì problematico ma mai cinico. La sua vita si è divisa in quattro case: quella di Buenos Aires, poi Milano – in cui si era trasferito nel 1976 dietro invito dell’amico Marcelo Ravoni che aveva tutto il suo materiale – Parigi e Madrid.

Quino ha piegato il suo tratto elegante e ricolmo di dettagli per una satira scritta e disegnata guardando al sociale, al quotidiano, alle istanze primordiali del genere umano senza rinunciare ad una vena corrosiva nei confronti della realtà dei suoi tempi. Mafalda infatti parla di politica spesso senza nominarla, racconta i drammi del suo tempo (la corsa agli armamenti, la guerra in Vietnam, il populismo di Peròn e gli annunci securitari della successiva dittatura di Videla) filtrandola attraverso le passioni e le felicità segrete della vita quotidiana (l’odio per la minestra, ad esempio). D’altronde basta dare un semplice sguardo ai personaggi del suo mondo per coglierne la sana mancanza d’innocenza: Mafalda è figlia di due genitori dalla normalissima vita – assicuratore lui, casalinga lei – Felipe, il suo miglior amico è lo specchio delle sue convinzioni più radicali, Susanita, amica di Mafalda e con idee completamente opposte alla sua serve per la destrutturazione critica di quegli slogan, Libertà considera stupidi tutti gli adulti ed infine il piccolo Miguelito, ammiratore di Mussolini con cui la bambina ha naturalmente gli scontri più duri. A chi gli rimproverava una certa tendenza al malcontento rispetto all’originale comicità così rispondeva: “Penso che a tutti gli umoristi capiti lo stesso. Anche Woody Allen nei primi film era più divertente e poi mano a mano si è fatto più pensieroso, più serio. Ho seguito lo stesso processo“. E alle frequenti sottolineature sul fatto che nonostante Mafalda fosse una bambina ma lui e sua moglie Alicia avessero deciso di non averne nel corso del loro lunghissimo matrimonio replicava con uguale schiettezza: “È stata una decisione precisa e responsabile: non mettere altri poverini in questo pazzo mondo“. Ai lettori di tutto il mondo continua a bastare il fatto che abbia culturalmente partorito l’eterna ed irriverente Mafalda.

 

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array