INCONTRI – “Si può fare cinema politico solo girando politicamente”Incontro con Marco Bechis, regista di “Figli/Hihos”

Bechis si interroga su come il cinema possa rapportarsi ad una vicenda tanto tragica senza essere inadeguato, ritrovando nel racconto e nel raccontare l'unico senso possibile della Storia. Lo abbiamo incontrato in occasione della presentazione del film

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“Figli/ Hijos”, il terzo film di Marco Bechis è un film piuttosto inusuale per il cinema italiano contemporaneo e non solo per i temi trattati quanto piuttosto per il rigore morale ed intellettuale di cui tutto il cinema di Bechis è espressione.
Dedicato alla tragedia dei figli dei desaparecidos nati nei campi di concentramento e adottati illegalmente da famiglie di militari che non potevano avere figli, il film racconta l'assurda condizione di questi bambini che oggi sono uomini e donne derubati della propria identità, spesso del tutto inconsapevoli di essere stati allevati dagli assassini dei propri genitori.
Tante storie private che insieme scoprono lo spaventoso ed ultimo crimine concepito quasi scientificamente dalla dittatura militare dal 1976 al 1982 ai danni dell'identità stessa dell'Argentina.
Bechis con “Figli/ Hijos” racconta tutto questo, interrogandosi inoltre su come il cinema possa rapportarsi ad una vicenda tanto tragica senza essere inadeguato, ritrovando nel racconto e nel raccontare l'unico senso possibile della Storia.
Lo abbiamo incontrato in occasione della presentazione del film a Roma

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DOMANDA: Si ha come l'impressione che la vicenda stessa dei desaparecidos sia vissuta in Argentina ancora come un tabù. Da dove nasce tutta questa determinazione nel voler invece affrontare queste tematiche per il resto assenti o del tutto ignorate dal cinema argentino degli ultimi anni?

MARCO BECHIS: “Figli/ Hijos” è l'altra faccia della medaglia di “Garage Olimpo”. C'è tra i due film una continuità che non è stilistica ma che piuttosto si riferisce ad un'unità tematica per me molto importante attraverso la quale ho cercato e cerco di raccontare che cosa c'è dietro l'Argentina di oggi, di ricostruire l'identità di un'intera nazione dove ancora i colpevoli di questi orribili crimini – a differenza dei criminali nazisti – vivono indisturbati e impuniti.
Tutti in Argentina conoscono i fatti che peraltro riguardano non solo la storia argentina ma anche quella di altri paesi sudamericani come per esempio il Cile. Ma molto probabilmente è ancora forte la necessità di un filtro temporale tanto più se si pensa che i 30 mila scomparsi – che non devono essere dimenticati – non hanno ancora avuto giustizia. I torturatori e i sequestratori che hanno operato durante la dittatura militare, non si nascondono come i criminali nazisti, fanno ancora parte della comunità civile spesso rivestendo ruoli pubblici molto importanti. Sono insomma liberi cittadini che hanno goduto dell'amnistia previste dalle leggi di "Punto Final" e "Obediencia dedita". La gente comune spesso – quando viene a sapere che nel proprio quartiere vive uno di questo criminali – organizza delle manifestazioni pacifiche di denuncia o più semplicemente attua diverse forme di protesta come per esempio il panettiere che non gli vende più il pane o il giornalaio che non gli porta più a casa il giornale… insomma una punizione simbolica perché giustizia non c'è stata. Il processo che ha permesso ai tedeschi di guardare più consapevolmente alla propria storia ancora in Argentina non c'è stato. Le repressioni delle manifestazioni di questi ultimi giorni dimostrano del resto come il corpo della polizia e dell'esercito argentino non siano diversi ideologicamente, anche se i vecchi militari sono ormai andati in pensione.

DOMANDA: Qual'è stato il processo di scrittura che ha portato alla sceneggiatura del film?

MARCO BECHIS: Ho voluto raccogliere in un libro alcune interviste ai figli dei desaparesidos ma ancor prima di realizzare questo libro avevo già pensato a questo film. Certo queste interviste mi hanno aiutato molto. Si tratta di anti-interviste che non hanno niente di giornalistico. Sono molto lunghe, delle vere e proprie conversazioni a cui sono ritornato a volte anche inconsapevolmente mentre scrivevo la sceneggiatura e pensavo ai personaggi del film.
DOMANDA: Quali sono state le motivazioni che hanno portato alla differenza stilistica tra “Garage Olimpo”, dove il dolore e la violenza sono mostrati più esplicitamente e “Figli/ Hijos”, dove invece tutto sembra essere più nascosto?

MARCO BECHIS: In “Garage Olimpo” tutto era più visibile e difficile da nascondere perché tutto si svolgeva all'interno di un campo di concentramento sebbene paradossalmente lo stesso campo di concentramento era invisibile per la città che ignorava o voleva ignorare la sua esistenza. In “Figli/ Hijos”, il dolore è tutto psicologico. La violenza è nella testa dei personaggi. Ma la stessa psicologia dei pErsonaggi non è tutta spiegata perché volevo lasciare dei vuoti che rendessero libero lo spettatore di porsi delle domande.

DOMANDA: Raccontando questi fatti storici così complessi si è chiesto se le giovani generazioni sarebbero poi state in grado di comprendere degli avvenimenti che molto probabilmente ignorano completamente?

MARCO BECHIS: I fatti in questione dovrebbero essere noti e non è secondo me compito dei film tenere informati dei fatti il pubblico. Del resto nel 1978 i giornalisti invece di occuparsi di questa vergognosa tragedia argentina si occupavano dei mondiali di calcio. Io non volevo fare un film storicizzato, proprio perché non volevo far credere – soprattutto alle giovani generazioni – che la realtà raccontata dal film fosse una realtà lontana nello spazio e nel tempo… è qualcosa invece che può succedere sempre. Siamo talmente abituati ad avere in tempi rapidissimi le più svariate informazioni sui fatti attraverso la televisione che tutto, essendo così filtrato, ci appare poi tanto lontano e distante da noi.

DOMANDA: Cosa pensa dell'attuale situazione dell'Argentina?

MARCO BECHIS: Io non vivo più in Argentina ma certo posso dire che questa crisi del sistema politico ed economico argentino non mi sorprende. L'origine di questa crisi si può del resto già ritrovare negli anni '70. La farsa della politica e le false privatizzazioni che nascondevano potenti regimi di monopolio hanno completamente spogliato l'Argentina delle sue risorse. Le responsabilità della classe politica sono infinite: si pensi che poco prima della completa rovina economica argentina, 20 milioni di dollari sono usciti dal paese per delle banche svizzere come se niente fosse. E' una beffa del liberalismo, del mercato e del consumismo come unico modello deresponsabilizzante.

DOMANDA: E' stato difficile equilibrare il rapporto tra una storia privata, – come quella che poi ci viene raccontata in “Figli/ Hijos” – e gli avvenimenti storici veri e propri?

MARCO BECHIS: E' questa la maggior preoccupazione di un regista che sia anche un artista.
Un artista infatti si deve porre questi problemi, non basta filmare. Io volevo costruire un film in equilibrio tra lo sguardo civile della vicenda e quello più personale dei protagonisti.
Credo che oggi bisognerebbe ridefinire il concetto stesso di cinema politico, perché molto spesso il cinema politico è cinema commerciale che parla di argomenti politici. L'attenzione deve essere rivolta al linguaggio. Si può fare cinema politico solo girando politicamente.

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