Incontro con Haifaa Al Mansour

Haifaa Al Mansour

Haifaa Al Mansour è la prima regista donna dell’Arabia Saudita ed è ritenuta una delle più significative figure cinematografiche del suo paese. Il prossimo 6 dicembre uscirà in Italia il suo primo lungometraggio La bicicletta verde (Wadjda). E' venuta in Italia a presentare il suo film

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Haifaa Al MansourHaifaa Al Mansour è la prima regista donna dell’Arabia Saudita ed è ritenuta una delle più significative figure cinematografiche del suo paese. Il prossimo 6 dicembre uscirà in Italia il suo primo lungometraggio La bicicletta verde (Wadjda), che ha avuto la sua prima mondiale alla 69esima edizione del Festival di Venezia nella sezione Orizzonti. La regista è venuta a presentare il film in Italia.

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Non si poteva fare una scelta più coraggiosa e far uscire il film in lingua originale con i sottotitoli?

Risponde il distributore: Presentare i film in lingua originale è una cosa naturale negli altri paesi ma non in Italia. La grande parte del pubblico italiano rifiuta il sottotitolaggio. La biciletta verde è un prodotto indipendente come la maggior parte delle scelte di ACADEMYTWO. Far conoscere un film del genere è già una scelta coraggiosa perché è dedicato al pubblico limitato, farlo girare con sottotitoli avrebbe limitato ancora di più il pubblico che avrebbero deciso di vederlo.


Il film uscirà in Arabia?
Haifaa Al Mansour: In Arabia Saudita non ci sono i cinema perché non sono consentiti. I film si guarda a casa in TV e su DVD quindi il film verrà visto ma non sui grandi schermi. I sauditi sono anche abituati a fare dei viaggi negli altri paesi vicini per andare al cinema. Speriamo che uscita del film sarà una buona occasione per farlo.
 

Come vede il futuro della ragazza che ha recitato la parte di Wadjda e delle altre ragazze nell’Arabia Saudita?
Haifaa Al Mansour: Waad Mohammed che ha recitato la parte di Wadjda è una ragazzina molto determinata e combattiva e spero che riesca a portare avanti i suoi sogni anche se i genitori la vedono come un medico o un insegnante in futuro. Le ragazze saudite invece hanno tanti stimoli oggi. Il mondo in Arabia non è più come quando io ero la ragazzina. Le ragazze hanno i loro sogni, sono ambiziose, hanno accesso a tante risorse (come Internet) per poter realizzare se stesse. Sarà difficile tagliarle fuori e tenerle sempre sotto controllo.
 

È stato difficile girare un film in Arabia?

Haifaa Al Mansour: È una cosa ironica ma girando questo film ho finalmente avuto la possibilità di vivere appieno il mio paese e letterealmente mettere piede sulle strade dell’Arabia. Se avessi scelto un altro mestiere non avrei mai avuto quella possibilità, girerei tra l’ufficio e la casa. Però bisogna aggiungere che a causa della mia cultura dovevo fare le scelte estreme come girare chiusa in un van mentre tutti i miei attori erano fuori.
 

Siccome in Arabia non ci sono cinema e la cultura cinematografica non è diffusa qual’era il suo percorso formativo?

Haifaa Al Mansour: Mio padre aveva l’abitudine di portare i DVD a casa e li guardavamo sempre tutti insieme (io ero una dei dodici figli dei miei genitori). Non erano ovviamente i film ambiziosi ma i mainstream americani, bollywoodiani, blockbuster giapponesi. Però quei film mi portavano in viaggio, erano la mia finestra sul mondo e sin da ragazzina mi sono innamorata di quel mezzo di communicazione. Qando ho deciso di fare la regista ho dovuto ovviamente istruirmi un po’ perciò, oltre a studiare cinema, ho cominciato di guardare tantissimi film che erano una grande ispirazione per me.

 

Come il suo film è stato accolto in Arabia?

Haifaa Al Mansour: In Arabia il film è stato preso in maniera molto positiva e questo perché io cerco comunque di rispettare le regole e la cultura. Cerco di girare dentro del sistema anche se con i miei lavori sto esprimendo me stessa. Nel mio paese l’orgoglio nazionale è molto forte perciò le autorità arabe sono state molto fiere del fatto che il film è stato presentato a Venezia. Non dobbiamo dimenticare che il cinema è il modo di intrattenimento con il quale permettiamo alla gente di viaggiare almeno con la mente.

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