Incontro con Hinde Boujemaa per Era meglio domani

Boujemma Hinde intervistata per Era meglio domani

Intervista in esclusiva con la regista tunisina. Ci parla di Aida la sua protagonista, spesso rispecchiandosi nelle frasi che pronuncia sul regime e la sua potenza stringente, poi ci conduce, conscia che la speranza della libertà sia un berlume che non svigorisce di fronte a nulla, in un percorso che dalla caduta di Ben Alì arriva all'attuale costituzione tunisina.

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Era meglio domani di Hinde BoujemaaIntervista in esclusiva con la regista tunisina Hinde Boujemaa per il suo Era meglio domani che, presentato Fuori concorso a Venezia 69, esce in  sala da oggi distribuito da Cineclub Internazionale. Dal mese di ottobre sarà al Nuovo Cinema Aquila.

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Era meglio domani tralascia la morte del fruttivendolo Mohamed Bouazizi, che si è dato fuoco di fronte le autorità di Sidi Bouzid, per partire dalla successiva fuga di Ben Alì. Questa scelta coincide solo con il fatto che la storia di Aida, la tua protagonista è ambientata a Tunisi e non in una cittadina tra le province meridionali (Sidi Bouzid), dove c'è la più alta concentrazione di ambulanti, o c'è altro?

Da noi (a Tunisi) fare l'ambulante è un vero e proprio mestiere, come nelle province meridionali. Infatti i proventi di questo lavoro costituiscono la maggior parte dell'economia dei poveri, ma è necessaria l'autorizzazione delle municipalità locali per poter esercitare. E' una situazione che possiamo ritrovare in molte parti del mondo. Aida ha scelto di essere un ambulante a Tunisi perchè è la cosa più facile da fare anche qui in città. Bouazizi è il caso culmine, nonchè rappresentativo della situazione in cui versa buona parte dei ceti sociali più bassi.

 

 

Decidi di dare il via al tuo documentario dalla data del 14 gennaio 2011 (fuga di Ben Alì) che oggi è considerata dai tunisini data dell'anniversario della rivoluzione. Aida, la tua protagonista, in questo contesto svolge la sua rivoluzione personale che non inizia quel giorno ma prosegue da ben 23 anni quanti quelli trascorsi dal despota al potere dopo il colpo di stato del 1987. È una semplice coincidenza o c'è un significato politico profondo?

E' vero il regime di Ben Alì l'ha vista diventare donna e tutte le sue difficoltà si sono sviluppate proprio durante l'intero spazio della dittature. La fuga di Ben Alì è stata una vera e propria liberazione per lei e per tutti. La coincidenza dell'età è casuale e al contempo ricercata, poichè volevo attribuire a questo lasso di tempo valenza politica, nel senso che le dittature creano ferite e sofferenze profonde.

 

 

Pur tenendo la rivoluzione con rigore fuori dalla soglia di 'casa', Aida spera e al contempo è consapevole che nulla cambierà, perchè sarebbe meglio dice che 'ci colonizzassero almeno sarebbero stranieri e questo è più accettabile di una lotta fratricida'. Ti rispecchi nelle sue parole?

Questa è una frase chiave del film; infatti lei dice queste cose perchè sa che la corruzione è un male difficile da combattere nel nostro Paese, come in molti altri paesi del mondo, ne siamo afflitti. Il senso profondo di quella frase è che sia molto più facile ammettere che lo straniero ti colpisca, perchè quando lo fa qualcuno che appartiene alla tua stessa patria, questo ferisce di più. La corruzione è un male che distrugge la società tunisina, è ingiusta, e l'ingiustizia fa male

 

 

Aida è una donna piena di contraddizioni, ma talmente forte da sostenere 'sono pronta ad assumermi le mie responsabilità, sono pronta a tutto' quando occupa un'abitazione, ma è pronta anche ad assumersi le sue responsabilità recandosi al voto il 23 ottobre 2011 e, nonostante la propaganda pressante fin dentro le case del partito islamico Ennahadha di Rashid Ghannushi, opta per il Fronte popolare. Hai testimonianze dirette delle pressioni messe in atto da Ennahadha e dai suoi adepti, prima delle elezioni libere?

Conosco questa situazione ma non direttamente. Ennahdha era il partito di opposizione a Ben Alì più organizzato e questo ha permesso loro di gestire le elezioni facilmente e a loro piacimento. Ma è anche un partito che intercetta parti povere della popolazione. E' stato semplice per Ennahdha ottenere consensi, anche perchè in pochi conoscevano i nuovi partiti. Il popolo ha dimostrato di non possedere un'educazione politica, perchè questa è stata sempre proibita dalla dittatura.

 

Gli slogan finali che frappongono 'Tunisia libera chi non è religioso vada via' e 'il popolo vuole un'altra rivoluzione' sembrano descrivere perfettamente quello che poi è avvenuto in questi anni, dalla conclusione della pellicola nel gennaio 2012 ad oggi. Di recente Ennahadha ha dovuto modificare alcuni atteggiamenti radicali prendendo decisioni come quella del 27 agosto di mettere fuori legge Ansar al-Sharia – uno dei gruppi salafiti più pericolosi e considerato mandante degli assassini politici (Chokri Belaid e Mohamed Brahmi) – ma gli slogan a conclusione del documentario si possono ritenere già  indicativi di una separazione tra islamici e 'avanguardie' laiche?

La divisione nasce immediatamente nel gennaio 2011 e rimane tale con l'unica differenza che i 'laique' hanno avuto il tempo di strutturarsi per il futuro ed essere più forti, alla pari di Ennahdha

 

 

Trascorsi tre anni dall'anniversario della rivoluzione, il 25 gennaio di quest'anno, è stata varata la costituzione che sembra 'un modello possibile'. Come sostiene Ban Ki Moon 'per altri popoli che aspirano alle riforme'. Si parla di regime semi-presidenziale, diritti civili ('abolizione' della tortura), difesa della religione ma anche della separazione tra Stato e chiese e ancora di libertà di coscienza, indipendenza della magistratura, parità effettiva tra uomo e donna. La ritieni una carta tangibilmente giusta?

Spero di sì! Lavoriamo tutti per questo, per la libertà, per la democrazia, non è facile ma è bello, anche se si tratta di obbiettivi molto combattuti e difficili da raggiungere. Il mio sogno è di arrivare alla democrazia che meritiamo veramente

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