Accattivante, provocatorio, anti-istituzionale. L'incontro con Roberto Silvestri, critico cinematografico del Manifesto che il 28 novembre è stato ospite dei corsi di Sentieri selvaggi al cineclub De Tour ha indotto molti degli studenti a riflettere. Il giornalista, lungi dall'assumere un atteggiamento accademico – caratteristica comune all'impostazione di tutte le lezioni – ha parlato di cinema e di critica in piena libertà, senza un filo conduttore precostituito, raccontando la sua esperienza e mettendola a disposizione di un uditorio incuriosito. 

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Silvestri rappresenta in un certo senso la critica di nicchia, quella – per fortuna – al margine dello star-system editoriale, quella che ancora riesce a mettere in prima pagina la recensione di un film. Roberto è un appassionato di cinema e di politica; non si può fare cinema né senza fare contemporaneamente politica, né si può guardare un film, esaminarlo, studiarne le caratteristiche e approfondirlo senza inquadrarlo in un contesto storico, sociale, economico e quindi anche politico. Al Manifesto, come ha sottolineato anche Massimo Causo nella sua lezione sulla critica nei quotidiani, la linea editoriale è proprio questa e c'è da invidiare quei ragazzi che possono manifestare tutta la loro passione per la "lanterna magica" sulle pagine di un giornale senza problemi di spazio, di gerarchizzazione delle notizie, di politically correct. Silvestri è infatti un uncorrect, a cominciare dal linguaggio schietto e franco, forse un po' scurrile con cui snocciola nomi, fatti, luoghi, aneddoti (assai gustose le sue annotazioni sarcastiche sulla gente del cinema). Il suo intervento ha suscitato un accenno di dibattito che si preannunciava acceso, dato il continuo mormorio in sala, e di cui ancora si attende l'esito.

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