Infedelmente tua, di Preston Sturges

Lab 80 Film continua il suo progetto di distribuzione dei grandi classici; l’ultimo arrivato è Infedelmente tua, diretto da Preston Sturges, in sala dal 30 marzo in versione restaurata in digitale

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Guardando Infedelmente tua di Preston Sturges viene da chiedersi, e a buon ragione, in quale anfratto si trovino attualmente parodia e satira. Un uomo di non dubbia classe, elegante, sagace, e al tempo stesso un convoglio di dinamite rispetto all’epoca che lo precedeva. Sir Alfred, Rex Harrison, è un direttore d’orchestra più che affermato. Si conduce e conduce con scioltezza patrimoni musicali che spaziano da Rossini a Wagner. Un distinto gentiluomo inglese accompagnato da una moglie adorante e ricca di premure. Di ritorno da un viaggio in madrepatria, al nostro dandy verrà messa una pulce nell’orecchio: la consorte, a detta del cognato, si sarebbe intrattenuta in una liaison fedifraga con il suo segretario.

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Forse nel campo della rottura narrativa, di quell’inceppo che origina strati ulteriori, più alti, di quell’iconografia che presta la sua forma per essere reinventata in chiave ludica, Mel Brooks e noi stessi, dobbiamo riconoscere Preston Sturges come apripista, per quanto ancora “squilibrato” e privo di quella componente folle e meravigliosamente suicida che caratterizzava il primo. Infedelmente tua vive ancora una fase amniotica; pochi decenni di cinema, collaudati su codici e convenzioni di successo, un patto spettatoriale rodato e soddisfacente, insomma giocatori e tavolo apparecchiato per la partita con la fabbrica dei sogni. Ma il dubbio, il timore di quella brutta parola, il flop, e di sbagliare su tutta la riga un linguaggio che in effetti andava costruendosi, potrebbero rappresentare le attenuanti in una sala di tribunale in cui gli unici imputati sarebbero Sturges e il suo amore per il sovradosaggio.

infidelement-votre-1948-03-gIl bersaglio principe, non a caso, è il melodramma: quell’epica saturazione di espressioni, reazioni, quella fossa di leoni in cui la morale e il senso comune sono i veri burattinai della trama. E in effetti il regista, nonché sceneggiatore, inizia e finisce con quelli che sono gli archetipi assoluti della struttura drammaturgica, quel connubio amore-morte, che muove sentimenti ed emozioni e permette il superamento di quelle bassezze che Sir Alfred conosce bene e che lo inducono in tentazione per almeno metà del film. Non ci si comporta da bifolchi, anche quando si sfascia un salotto, e questo il protagonista lo sa bene, tanto da dimostrare un certo aplomb anche in quella che è la scena più puramente comica, un rimando alle straordinarie gag del cinema muto di cui il cineasta cerca di far tesoro. Purtroppo il buon caratterismo di Harrison soffre sui palchi più “circensi” e performativi, ma si risolleva quando il temperamento inglese, la voce grave e pervasiva, tanto quanto la musica, riescono a bucare l’immagine.

Drammi cantati a parte, è l’assetto da commedia musicale il vero campione. L’intera tonalità del film, in assenza di un colore che macchierebbe lo statuto di ibrido, viaggia sugli spartiti e la bacchetta di Sir Alfred. In quelle armonie, ma soprattutto nei respiri e nelle pause dalla rete di sarcasmi, è possibile leggere un vero e proprio test, un tentativo di studiare e rimaneggiare con quanta più cura le vie del racconto e della sua deflagrazione. Neppure il teatro è tempio sacro visto che Sturges trova il modo di burlarsi di quell’aristocrazia così unfaithfullyyoursmanierata, un tratto che lui stesso ama e beffeggia nel suo protagonista. Tante vittime: la Russia con i suoi energumeni e le sue roulette, la detective story come ingranaggio di probabilità situazionali, una giovinezza un po’ svogliata, un po’ senza freni, Barbara Lawrence, l’Inghilterra e i suoi costumi da signora perbene, la devozione da commercial di cereali di Linda Darnell, ecc. Infedelmente tua ci costringe a riflettere sulle derive parodistiche e satiriche di oggi. Se lo strappo risulta irreparabile, perlomeno rispetto alla golden age del genere, forse occorrerebbe svestirsi di quella boria da conoscitori impegnati e gettarsi nelle lande fosche, come il cielo che avvolge l’aereo di Sir Alfred: partenza, tratto incerto, destinazione assicurata.

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