inizioPartita. 12 Minutes, di Luis Antonio (Xbox/PC)

Un’avventura grafica thriller con Willem Dafoe, James McAvoy e Daisy Ridley, che incastra l’interazione all’espediente narrativo del loop temporale – disponibile in esclusiva su XBox e su PC

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Il soggetto di quello che nel ’93 poi sarebbe diventato Ricomincio Da Capo l’ha inventato Danny Rubin mentre stava seduto al cinema e riflettendo si era chiesto: se una persona fosse in grado di vivere per sempre, se sapesse d’essere immortale, come si comporterebbe?
Da lì è nata l’idea di costruire un film attorno alle vicende di un uomo che si trova costretto a rivivere lo stesso giorno infinite volte. Una sorta di condanna tragicomica che spinge il protagonista a confrontarsi con i propri errori all’infinito.
12 Minutes è un’avventura grafica che funziona secondo lo stesso archetipo narrativo, quello del loop temporale, di cui ormai conosciamo ogni sfaccettatura.
Il concept parte proprio da questo presupposto e si rifà alle avventure grafiche punta e clicca degli anni ’90 utilizzando il citazionismo come mezzo per costruire l’estetica e la struttura stessa del gioco.
Dietro al progetto – presentato al Tribeca Festival 2021 e ora disponibile in esclusiva su Xbox e su PC – pensato e realizzato per intero da Luis Antonio (che aveva già lavorato nel settore di sviluppo di The Witness) ci sono anche Willem Dafoe, Daisy Ridley e James McAvoy, che doppiano i tre personaggi protagonisti.
Cinema e narrazione sono i due poli principali attorno a cui ruota 12 Minutes, ma anche i tratti distintivi dei prodotti Annapurna Interactive (tra cui: Outer Wilds, Stray e What remains of Edith Finch) una delle case di sviluppo contemporanee più attive nello sviluppo di videogiochi indie.
Stavolta si tratta di un’opera che mescola thriller e fantascienza e affonda le sue radici in tutti quei titoli (come: Donnie Darko, Lola Corre, Source Code, Edge of Tomorrow) che hanno contribuito a costruire prima un immaginario cinematografico e poi un nuovo sottogenere fantascientifico, entrambi basati sull’espediente del loop temporale.
Ma al di là dei riferimenti cult, a livello narrativo, loop significa anche avere la possibilità di raccontare la stessa storia in tanti modi diversi, secondo le varie combinazioni di eventi e di azioni che i personaggi possono svolgere al suo interno.

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In pratica si tratta delle meccaniche che costituiscono le basi stesse del videogioco, poiché se al suo interno si muore, per proseguire sarà necessario anche rinascere.
Per questo in 12 minutes il loop assume una funzione polivalente. Gli espedienti narrativi s’incastrano con il gameplay determinando l’unica vera novità di questa avventura grafica: la possibilità di scegliere un ordine con cui interagire e combinare tutte le azioni e gli oggetti disponibili.
La storia si svolge all’interno di un bilocale condominiale inquadrato sempre dall’alto, dove avvolti da un’atmosfera che rievoca il cinema di Kubrick e di Hitchcock si muovono tre personaggi senza nome: il protagonista (doppiato da James McAvoy), la moglie del protagonista (Daisy Ridley) e un poliziotto (Willem Dafoe) dall’identità sconosciuta che irrompe in casa con un’accusa di omicidio.
Ogni dodici minuti però il tempo si riavvolge, così il giocatore resta intrappolato insieme al protagonista in un loop dove è costretto a rivivere lo stesso momento della giornata infinite volte.
L’obiettivo di Luis Antonio è proprio quello di stimolare l’ingegno del giocatore rinnovando un certo tipo d’interazione che ormai appartiene alla vecchia generazione, ma è anche quello di raccontare una storia che parla di distorsioni psicologiche, di fallimenti e di errori umani attraverso le possibilità che offre l’utilizzo del loop come espediente narrativo, compresi tutti i significati che ne derivano.

il loop, in fondo, è anche una metafora sull’illusione di chi non sa accettare il cambiamento, sul meccanismo tossico che s’instaura nella mente di chi continua a commettere gli stessi sbagli pur di non uscire dalla propria comfort zone.

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